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LIBRO DECIMO.
REGNO DI FERDINANDO I.
Anno 1821 a 1825.
CAPO PRIMO.
Stato morale del regno dopo la caduta del reggimento costituzionale.
I. Caduto il governo costituzionale, cessato l’universale sbalordimento, si palesarono della portentosa rovina le cagioni. Fu prima la facilità del rivolgimento, per lo che non levandosi in fama uomini nuovi, si affidò il governo dello stato a personaggi di antica autorità. Erano i murattisti, valevoli al reggimento de’ popoli, ma con usanze e persuasioni contrarie o lontane da stato tanto libero quanto il costituzionale delle cortes. Che se novatori fossero stati eglino stessi, quel rivolgimento trovando sostegno nella esperienza e nel senno di uomini numerosi e gagliardi, gridava altro statuto che lo spagnuolo; lasciava più potente la monarchia, più affrenato il popolo; componeva uno stato meglio adatto alla presente politica europea: onde nella pace meno difficili gli accomodamenti, e nella guerra più onorevoli, sebben forse più gravi, le avversità. Ver è che i potentati di Europa mal volentieri avrieno visto il risorgimento e la fortuna di una fazione combattuta per quattro lustri; ma forzati a scegliere tra cose ingrate, avrebbero anteposto il genio monarchico e quasi assoluto de’ napoleonici al troppo libero, pericoloso, novissimo dei carbonari. Si aggiunse la scelta tumultuaria e cieca dello statuto di Spagna, difettivo per vizii intrinseci, impossibile in doppio regno e con la Sicilia avversa, sotto re presente e nemico, tra popoli scorretti ed instabili, immaturi a tanta libertà.
Altra cagione fu la ingrandita carboneria. Quella setta dopo i successi dovea sciogliersi, o, cambiando voti e riti, stringersi e celarsi. Ma si allargò e palesò; diede agli astuti servi del potere agio di conoscerla, poi dominarla e tradirla. Le società segrete, che sono speranze e specie di libertà finchè si oppongono al governo, si mutano in istromenti di servitù qualora intendono a sostenerlo.
Furono cagione gl’inganni del re, del vicario, dell’intera casa;