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286 LIBRO NONO — 1821.

lucci, e quegli senza arrossire dell’avvilito grado si assoggettò al nemico ed al minore. L’avanguardo tedesco chiese al governo napoletano la cessione della fortezza di Capua, delle altre fortezze del regno, dei forti della capitate; e tutto vilmente si concedeva, sperando ingraziarsi per merito di obbedienza e di sommissione. Fu stabilito che a’ 23 marzo l’esercito tedesco occupasse la città.

XXXVI. Due battaglioni della guardia, presidio della ceduta fortezza di Capua, tornarono il dì 21 in Napoli; e correndo a mezzo il giorno la via di Toledo, trionfali del tradimento, gridavano voci di fede al re, di ludibrio alla setta; per lo che avevano lacerata dalla bandiera, e calpestata la lista de’ tre colori ricevuta in dono dalle regie principesse; altri due battaglioni stavano in pronto per giungere il 23 in vanguardia e in trionfo col nemico. Quei primi ebbero alloggiamento nel Castello-Nuovo; e non appena entrati al sicuro, per leggiero contrasto tra un soldato ed un pescivendolo, chiudon le porte, si schierano dietro i parapetti e tirano alla cieca colpi di archibugio sul popolo; de’ quali restano morti un uomo, un fanciullo, due donne, e feriti altri cinque di vario sesso ed età. Stava per mala ventura nel castello, a cagione di servizio, un sergente della guardia urbana, che da quei ribelli soldati assalito, di cento punte restò trafitto. Nè dopo questo stragi cessava il foco; per lo che nella città erano grandi le agitazioni, ed imminente il pericolo di popolari tumulti, che impedì la istessa in quei fatti offesa guardia urbana, sempre e sola degna di lode, perchè instancabile alle fatiche, e senza macchia d’infedeltà. La guardia reale dei commessi misfatti restò impunita nel governo costituzionale perchè mancò il tempo al giudizio, ebbe fedi e guiderdone dal governo assoluto di Ferdinando, usato a premiare i delitti che gli giovano o che il dilettano.

Tristo il presente, era l’avvenire tristissimo. I motori della rivoluzione del 6 luglio, i timidi, gli accorti, preso passaporto per America o Spagna, partirono; altri si nascosero; il reggente diè a tutti ajuto di consigli e di doni. Rivelerà il tempo, e non tardi, s’egli fosse il più buono dei principi o il più astuto. Il ministero fu licenziato, altri ministri aveva scelto il re con decreto di Firenze. Il parlamento stava dubbioso, ora si adunava a crocchi, disperdevasi, e le sale poco innanzi sì popolose stavan deserte. Il deputato Poerio, che all’aspetto delle universali rovine afforzava lo zelo, adunò piccol numero di deputati, ventisei solamente, e nel giorno 19 propose e fece accettare da quella immagine di parlamento l’atto, che ad onore di lui e per memoria degli avvenire parola a parola trascrivo:

« Dopo la pubblicazione del patto sociale del 7 luglio 1820, in virtù del quale S. M. si compiacque di aderire alla costituzione