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282 LIBRO NONO — 1821.

nel reggente) la ricomposizione e ’l comando del secondo esercito; ma peggiorando le cose pubbliche, si nascose; ed infine preso il passaporto per America, s’imbarcò, partì. La colonna che doveva attaccar Rieti per la sinistra del Velino, visto il disastro dell diritta, si riparò sopra i monti; le due legioni di Ascoli e Tagliacozzo, ignorando la cominciata guerra, stavano ferme ne’ campi; ma dopo il terzo dì, avvisate dal grido pubblico, ritiraronsi frettolosamente, e i soldati udendo i tristi casi e vedendo i segni della fuga, trepidando fuggirono. Col partire del generale mancò il comando, ogni cosa si disordinò; tutti credevano il nemico alle spalle, tutti speravano trovare innanzi ajuto d’ armi e di consiglio. E così ogni schiera fuggendo, restarono gli Abruzzi vuoti di difensori.

Miserando spettacolo! gettate le armi e le insegne; le macchine di guerra, fatte inciampo al fuggire, rovesciate, spezzate; gli argini, le trincere, opere di molte menti e di molte braccia, aperte, abbandonate; ogni ordine scomposto; esercito poco innanzi spaventoso al nemico, oggi volto in ludibrio. I Tedeschi, temendo agguati nella inattesa fuga, si tennero più vigilanti ne’ campi; ma rassicurati dalla solitudine della frontiera, il giorno 10 avanzarono sopra Antrodoco e benchè trovassero la città spopolata, i fortini e i cannoni abbandonati e giacenti, pur lentamente procedevano e non si affacciarono sopra i monti dell’Aquila prima del 14. Stava la fortezza spalancata e deserta, la comunità spedì ambasciatori e doni al vincitore, la città fu occupata. Così negli Abruzzi.

XXXIV. Il reggente, appena informato dei disastri di Rieti, chiamò per la mattina del 10 consiglio a Torricella, quartier generale del primo esercito, acciò le decisioni di quell’adunanza fossero al punto stesso eseguite: v’intervennero il principe reale don Leopoldo, il general Carascosa comandante del primo esercito, il capo dello stato-maggiore, il general duca d’Ascoli ed il general Fardella; non il ministro della guerra, inviato per comunicare al parlamento gl’importanti casi di Abruzzo; ma richiesto del suo voto aveva scritto: «Lascerei a guardare le strette d’Itri tre battaglioni di vecchi soldati, sei di nuova milizia. Guarderei il campo di Mignano con otto battaglioni di soldati, dieci di militi. Ciò che resta del primo esercito, cioè venti battaglioni di milizia soldata, dieci almeno di milizia civile, spedirei negli Abruzzi per le strade di Solmona e Roveto. Questo movimento raccoglierebbe molte schiere disperse del secondo esercito, conterrebbe le dubbiose, rincorerebbe le intimidite. Con esercito così grande il general Carascosa ripiglierebbe i posti abbandonati dal general Pepe, nè credo ancora occupati dal nemico, perchè non disposto ad assalirci, e maravigliato, incerto del nostro stato. Così che noi potremmo giungere all’Aquila prima dei Tedeschi, rattenerli fuori della