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272 LIBRO NONO — 1821.

quel regno, amichevolmente se ritornava all’antica obbedienza, o da nemici se l’ostinato proponimento persisteva: e che per pace o per guerra vi rimarrebbe temporalmente un esercito tedesco, in sicurtà del re, delle leggi, della giustizia. Il reggente rispose che avrebbe consultato il parlamento. Indi a poco, nel giorno stesso, il ministro di Francia dichiarò al reggente che il suo governo aderiva alle decisioni del congresso di Laybach; ed il ministro inglese, che la Inghilterra starebbe neutrale nelle presenti contese.

XXX. Era vicino e grave il pericolo: il reggente convocò il parlamento straordinario, ed al quarto giorno, perocchè sollecitamente si adunarono i deputati, ne fece apertura. Adombrò le decisioni del congresso; disse che il duca del Gallo ne avrebbe riferite le particolarità; si promise fedele al voto del parlamento, alle sorti della nazione, agli antichi giuramenti; e pregando senno, maturità, fermezza, partì applaudito da’ deputati e dal popolo. Fu osservato che al rammentare i pericoli e i giuramenti uscì rotta la voce come improvviso turbamento di affetti la impedisse. Poscia il duca del Gallo narrò i trattenimenti e le violenze patite nel viaggio; le sue opere come che inutili per giungere in Laybach, come infine vi fu chiamato dal re, il comando ricevutone di assistere all’adunanza dei ministri, il divieto di nulla opporre ma udire, partire a volo, e qui persuadere la rassegnazione e la pace. Quel rapporto fu rapido, sincero, laudato. Quindi lesse la lettera del re al figlio, le lettere dei tre sovrani, le note degli ambasciatori d’Inghilterra e di Francia; palesò le conferenze tenute nella reggia la sera del 9, riferì le ostili disposizioni delle corti d’Italia; non diè consigli, non diè preghiere; disse che il ministero eseguirebbe i voleri del reggente perchè il reggente seconderebbe le decisioni del parlamento: disegnò i benefizii e le speranze, in guerra, in pace, che nascono dalla concordia dei poteri, e partì. Il popolo, al suo partire, alzò grido di guerra; ed il parlamento deliberò che il dimani tratterebbe di quel grave subbietto.

Nelle rimanenti ore del giorno, i cittadini a crocchi, i settarii alle loro adunanze consigliavano de’ pericoli e de’ rimedii. E benchè sempre nelle faccende di stato fossero varie le opinioni perchè vario il senno e varii gl’interessi degli uomini, pure nella presente strettezza due sole furono le sentenze, uno il giudizio. Altri diceva costretto il re, quel suo foglio sforzato, da che un principe cristiano che ha vanto di religioso non calpesterebbe le solenni promesse, ripetute fedi e i sacramenti. Altri più severi affermavano, la religione del re consistere nelle superstiziose dimostrazioni; bastando alla sua coscienza la eccezione mentale mentre giurava, l’assoluzione di un prete, un atto di pentimento, e rammentavano assai promesse mancate, trattati rotti, giuramenti spergiurati. Era per