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LIBRO NONO — 1820. 261

importanti riforme da proporre al re (abbandonata col silenzio la pur tumultuosa quistione di costituente o costituita) furono tre: ii numero dei deputati accresciuto di due quinti, il numero dei consiglieri di stato di due quinti scemato: regola per il parlamento ed obbligo al re di scegliere i consiglieri per provincia. Ma l’una camera, la sanzione (in certi casi forzata) delle proposte leggi, la deputazione permanente, altri articoli nocevoli o spiacenti al monarca, si confermarono.

La finanza impoverita, essendo grandi le spese per esercito ed armamenti addoppiati, minori le rendite poichè tolti alcuni tributi, altri minorati, e la Sicilia impuntuale per rivoluzioni e strettezze: poche le speranze, cadendo il credito per le minacce della guerra esterna; grave il bisogno, perchè maturavano i pagamenti all’ Austria ed al principe Eugenio: vergognosi patti accordati nel congresso di Vienna. E col dechinare della finanza decadevano le opere pubbliche, le instituzioni di pietà; inaridivano tutte le vene del pubblico bene, multiplicavano le popolari scontentezze, crescevano i timori del re, i maneggi della polizia, i preparamenti di guerra e moti d’interne concitazioni. Il re decise di allontanarsi dal regno, e ne scrisse secretamente per ajuto e consiglio ai re congregati a Troppau, dei quali giunsero le risposte al finire di novembre.

XXIV. Le lettere dei tre sovrani non altro dicevano che per terminare le quistioni politiche sullo stato di Napoli invitavano il re a congresso in Laybach. Ma non potendo il re, per le costituzioni del regno, allontanarsi senza permissione del parlamento, e dubitando che chiesta fosse negata, e non chiesta sembrasse fuga il partire, si ridussero a secreto consiglio il re, il vicario ed i tre ambasciatori dei sovrani congregati. L’uno dei tre pensava che bastasse palesare le lettere del congresso, e ’l proponimento di eseguirie, perocchè nomi sì alti ed opinione sì vasta di forza e di volontà ammutirebbero il parlamento ed il popolo: ignorava che nel pericolo lontano i meno prodi sono più temerarii. Perciò il vicario meglio esperto e più timido dando miti consigli, fu deciso che si notificasse al parlamento il foglio di Troppau, con messaggio del re non umile, non altiero.

AI facile proponimento succederono il dubbio e la lentezza. Il re non poneva fede ne’ suoi ministri, non avea partigiani nel parlamento e nel popolo, sospettava le sue guardie, il fantasima della carboneria gli stava sempre sugli occhi: quanto più temeva, più desiderava il partire; e quel desiderio palesato gli apportava nuovi timori. Però irresoluti e frequenti erano i consigli nella reggia, tanto che il pubblico ne insospettì; ma infine prevalendo l’avviso del vicario, fu scritto benevolo messaggio del re, che diceva essere sua volontà rendersi all’invito dei re congregati: farsi per il suo