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240 LIBRO NONO — 1820.

sì dissiparono. Ne restò la impressione e ’l pretesto, così che i nemici della rivoluzione alzavano grido che l’indole di lei era sfrenata; che la carboneria, nel primo cimento avventurosa, preparava i secondi, e vagheggiava la piena libertà, la legge agraria, religione sciolta o mutata. Desiderii e voci, forse manifestate da poca plebe, ma impossibili dove la forza del rivolgimento stava nei proprietarii, e in un popolo trascurato di religione, in un secolo di comodità e di piaceri.

Trecento soldati del reggimento Farnese, armati e minaccevoli, disertarono di pieno giorno dal quartiere di Piedigrotta. Altri soldati per ricevuto comando li perseguirono; e scontratisi al ponte della Maddalena, combattendo più ore, furono morti parecchi di ambe le parti, e ’l resto dei disertori preso e imprigionato. La guerra in città, le recenti torbolenze, gli animi agitati cagionarono grave scompiglio: ma così continui erano i disordini, così scatenata la disciplina, così debole l’autorità che i colpevoli dopo breve prigionia tornarono liberi ed impuniti.

In quei giorni morì di febbre il general Napoletani, compagno del general Pepe nei fatti di Monteforte. Nel 1799 prete, confessore, curato, cacciato in esilio, quindi soldato degli eserciti francesi, salì per valorosi servigi sino al grado di capo squadrone; e regnando Gioacchino, a colonnello e generale. Nel corso delle sue milizie fu due volte marito, e padre avventurato di numerosa famiglia: per essere conservato sotto il regno del divoto Ferdinando, andò a Roma nell’anno 1815 a comprare la remissione de’ suoi falli, ed indi appresso restò legittimamente generale, padre, marito.

Ed in quei giorni medesimi l’eccessivo calore della estate (28°. del Rèaumur), o malizia, o caso fu cagione che incendiassero la foresta di Terracina, e i boschi di Monticelli, San Magno e Lenola; per uno spazio di quattordici miglia lungo, variamente largo. Più celere il foco nelle sommità, più lento nelle selvose pendici di Lenola e Falvaterra, durò sei giorni e sette notti; nè si spense che per mancanza di alimento sopra il nudo monte di Sant’Andrea. Visitati i luoghi, osservando circondato da cumuli di cenere dove un arbore intatto e dove un tugurio, i popoli ammiratori ebbero sacri quei casuali resti dell’incendio, vi piantarono le croci, vi appesero i voti.

Era libera la stampa; e della libertà nei primi giorni si fe’ uso scempiato e maligno. Ma presto la ignoranza sfogata, la mediocrità inaridita, la malvagità dispregiata, ciò che liberamente si scrisse fu sapiente e civile.

La carboneria si aggrandiva, perocchè tutti vi aspiravano per timore o ambizione; e tutti la meretrice accoglieva per far guadagno