Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/231


LIBRO NONO — 1820. 227

sistibile movimento. Il general Carascosa in Nola, più vicino a’ pericoli, stava più incerto; privo di soldati, esercitava autorità per lettere o esploratori, tentava i sollevati, protestava al governo, sentiva la difficoltà de’ suoi casi, d’ora in ora più discoravasi. Gli si affacciò speranza di indurre i capi a patteggiare per danaro la fuga dal regno, e poi quetare o vincere la sconcertata moltitudine dei seguaci. Manifestò il pensiero al governo che lietamente lo accolse, benchè il trattar co’ soggetti fosse dechinar d’impero; ma quel riuscire per arti oscure era mezzo antico, più d’ogni altro dicevole a’ ministri pusillanimi e scaltri. Il generale che propose l’accordo, bramando che alcun altro il maneggiasse, dimandò un magistrato, ne scrisse al duca d’Ascoli amico del re, ne pregò il ministro Medici; ma tutti negavano l’officio, però che certi del doppio pericolo verso il popolo, verso il re, scansavano i maneggi e le cure di stato; essendo giusta sorte dei re assoluti vedersi affollati d’importuni partigiani nelle prosperità, deserti nelle sventure.

Nella notte del 3 al 4 luglio il general Carascosa ebbe seicento soldati, mentre schiere più numerose reggeva il general Nunziante in Nocera, ed altre il general Campana in Salerno. Niuna delle tre colonne bastava ad espugnar Monteforte; le tre, unite, più che bastavano: ma era temuto l’unirle, sospettando la fede dei soldati, e che l’accordo dei generali si mutasse in congiura. Nella mattina del 4, all’impensata, il general Campana marciò da Salerno con fanti e cavalieri sopra Avellino, a mezzo il cammino scontrò il nemico: combatterono: ma il generale improvvisamente tornò alle stanze. La mattina del 5 move da Nocera il general Nunziante, e dopo breve cammino disertano a folla i soldati; il generale dissimula il pericolo, e riconduce le menomate schiere a Nocera. Le mosse di Campana non erano ajutate da Nunziante nè da Carascosa; le mosse di Nunziante non ajutavano Carascosa o Campana. Carascosa in quel tempo tentava i capi della sommossa, ma si perdevano le blandizie anzi apparivano inganni per gli assalti impensati delle altre colonne. Lo stesso governo (maraviglie a dirsi) dirigeva quelle opere dislegate e contrarie. All’aspetto del quale disordine, cresciuta la contumacia, un reggimento di cavalleria inobbediente al suo colonnello e sfrontato, nel mezzo del giorno, a stendardi aperti, disertò da Nocera; un battaglione della guardia reale, giunto al campo, palesò l’animo di non combattere, ed altro battaglione di fanti stanziato in Castellamare tumultuava.

Così nei campi. Dalle province non veniva notizia che non fosse ingrata: un reggimento alloggiato in Foggia erasi unito ai novatori; un’altra, Puglia e Molise levate in armi; la Terra di Lavoro si agitava: ignoravasi per le distanze lo stato degli Abruzzi e delle Calabrie; ma poichè gli uni più proclivi alla setta, le altre di continuo