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200 LIBRO OTTAVO — 1817.


Art. 2°. «La comitiva sarà mutata in squadriglia di armigeri.»

(Dicesi tra noi comitiva una banda di grassatori, e squadriglia d’armigeri una piccola squadra di genti d’arme stipendiata dal governo a sostegno della pubblica tranquillità.)

Art. 3°. «Lo stipendio del capo Gaetano Vardarelli sarà di ducati 90 al mese, di ognuno dei tre sottocapi di ducati 45, di ogni armigero di ducati 30. Sarà pagato anticipatamente ogni mese.»

(Erano paghe da colonnelli e da capitani.)

Art. 4°. «La suddetta squadriglia giurerà fede al re, in mano di «regio commissario; quindi obbedirà a’ generali che comandano nelle province, e sarà destinata a perseguitare i pubblici malfattori in qualunque parte del regno.

«Napoli 6 luglio 1817.»

I Vardarelli giurarono, e mantenendo i patti spensero i grassatori che scorrevano la Capitanata; ma sospettosi del governo, chiamati a rassegna, si adunavano in aperta campagna; non venivano in città benchè comandati, prendevano alloggiamenti sempre varii, e parte dello stuolo vegliava in armi mentre l’altra stava in riposo. Ed erano giusti quei sospetti, avvegnachè continui inganni tramava loro il governo, e che volea purgare la ignominia di quella pace col tradimento; e difatti, salvi per lungo tempo dalle insidie vi caddero alfine. Andavano spesso in Ururi piccolo villaggio delle Puglie, assicurati da numerosi amici e parenti; fra questi trovò il governo chi assumesse il carico infame di assassinarli. Un giorno la schiera giaceva spensierata sulla piazza, allorchè partirono dai vicini edifizii molti colpi di archibugio, e vi restarono morti Gaetano, i suoi due fratelli, e sei dei maggiori compagni. Fuggirono i restanti sbigottiti. Era tra gli uccisori un tristo di Porto-Cannone, nemico ai Vardarelli perchè n’ebbe giovine sorella presa di forza e stuprata. Questi, dopo l’eccidio, corse sopra i cadaveri, bagnò più volte le mani nel sangue di quei miseri, e sporcandone orrendamente il proprio viso coll’atto di lavarlo, si volse al molto popolo colà raccolto, e ricordata la macchia dell’antica ingiuria, disse, indicandone il viso col dito: l’ho purgata.

Il governo promise vendetta dell’assassinio. Il generale Amato, che comandava nelle Puglie, mandò in cerca dei profughi (che pur Virdarelli, onorandosi del nome, si chiamavano), e per lettere accertò che il misfatto di Ururi sarebbe punito, che il trattato del 6 luglio reggeva intatto, che altro capo eleggessero. Erano trentanovè quei tristi, scompigliati, intimiditi, creduli alcuni, altri confidenti, ed in molti serpeva l’ambiziosa speranza di esser primo. Restarono cheti ma più guardinghi. Una squadra di soldati andò in Ururi; degli omicidi altri furono imprigionati, ed altri fuggiaschi; sì ordinò il giudizio, si fece pompa di severità.