Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 II.pdf/199


LIBRO OTTAVO — 1817. 195

più assoluti, come il solo capace di sostenere la immensa mole degli eserciti. Ma tirando principio dall’eguaglianza fra’ cittadini appartiene alla novella civiltà; e quindi ne’ paesi liberi e di leggi uguali fa migliore l’esercito, ma i suoi benefizii si disperdono sotto governi arbitrarii che vogliono discipline varie, ed a piacimento del re favori o rigidezze. Ed arreca danno certo a’ governi odiati, per le opinioni di patria e di famiglia che i coscritti portano nell’esercito, A venti anni già si udirono i consigli de’ sapienti, i voti de’ cittadini, i lamenti del padre. Egli è dunque impossibile formare per coscrizione esercito servo passivo, cieco ad ogni ubbidienza. E senza la coscrizione è impossibile a’ dì nostri raccorre un tanto numero di milizie assoldate ed averle buone. Contrasto inesplicabile che spinge i governi assoluti alla ruina e i popoli alla civiltà.

Ho riferito altrove che nel 1790 furono composte molte compagnie di miliziotti, poi dette nella repubblica guardie civiche, abolite alla caduta di quel governo, rinnovate nel regno di Giuseppe, accresciute da Gioacchino e chiamate legioni provinciali. Quelle stesse milizie civili, che per le condizioni della legge contenevano ottantamila inscritti, vennero formate nel 1817 in ventuno reggimento, quante sono le province nelle due Sicilie; obbligo e titolo ad essere inscritto era il possedimento di beni stabili, gli uffiziali scelti dal re fra i possidenti maggiori, le armi, le ordinanze, il vestimento, militari, il servizio gratuito e civile. Nella città erano stati confermati cinque battaglioni (quattro di fanti, uno di cavalieri) di guardia di sicurezza, i medesimi già formati sotto il regno di Gioacchino, essendone soldati i possidenti e gli artieri, uffiziali i ricchi ed i nobili. I quali battaglioni tenevano a dignità l’antico nome e il vestimento, a vanto l’origine, a gloria la mantenuta quiete ne’ moti popolari e borbonici dell’anno 15.

Per le quali milizie civili e per esercito composto da coscrizione, tutte le armi venendo in mano a’ cittadini, era potentissima la monarchia se aveva col popolo interessi comuni, o debole se contrarii. Le costituzioni politiche procedono colle armi: il governo, finchè le armi restano in mano ai conquistatori, è di conquista; quando le armi si dividono tra il capo e i baroni, si fa monarchia feudale; allorchè tutte si adunano nel monarca, sorge monarchia assoluta; il governo di cittadini armati è civile.

XXV. Il re Ferdinando IV si chiamò I e quel solo cambiar di numero generò gravi mutamenti di stato. Il congresso di Vienna riunendo in un regno le due Sicilie, Ferdinando (IV in quello di Napoli, III nell’altro) fu I nel regno unito. Pigliando esempio da’ re Normanni chiamò duca di Calabria il figlio erede al trono, principe di Salerno il secondo nato, duca di Noto il primo figlio del duca di Calabria, principe di Capua il secondo, conte di Siracusa il