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LIBRO OTTAVO — 1816. 193


CAPO SECONDO.

Interni avvenimenti e relazioni esteriori.


XXIII. Al finire dell’anno 1816, arrivata nel golfo di Napoli una flotta americana, discese un ambasciatore che, prima con uffizii poi con minacce, dimandò al governo quattro milioni di dollari, a ristoro dei danni recati agli Stati-Uniti per la confisca di molte navi già venute in Napoli sopra data fede di libero commercio. L’ambasciatore rammentava fatti del 1809, allorchè, regnando Gioacchino e concertati alcuni patti di commercio tra Napoli e gli Stati-Uniti, vennero l’anno appresso molte navi americane con prezioso carico; ma sia che mancassero, come fu detto, alle accordate condizioni, sia l’urgente bisogno di danaro per la disegnata guerra di Sicilia, o l’avidità di preda ricchissima e l’usato disprezzo dei governi nuovi alle private ragioni, quelle navi, subito sequestrate, si venderono a profitto dell’erario napoletano. Mossero gli Americani querela, che sopita per alcuni anni si ridestò, come io diceva, nel 1816. Le risposte all’ambasciatore furono contrarie, e solamente riebbe tre barche vote, non ancora vendute. Egli di nuovo protestò, e per accomodamento dimandava di fondare un emporio di vicendevole commercio in qualche isola o porto delle due Sicilie; ma la nostra dipendenza dall’Inghilterra fu cagione del nocevole rifiuto. Indi la flotta si allontanò da’ nostri mari.

XXIV. L’avversione fra le due parti dell’esercito sempre più cresceva. stando per i così detti Siciliani il favore del re, per i così detti murattisti la politica del governo; amati gli uni e non pregiati, accarezzati gli altri ed abborriti, quel doppio infingimento mal si velava. La discordia ebbe un segno, da che il re diede nuova medaglia che chiamò di Onore a tutti i militari che ne’ dieci anni del dominio francese rimasero seco in Sicilia; era di bronzo, in una faccia colla effigie del re, nell’altra collo scritto: Costante attaccamento; una stella a quattro raggi la conteneva, sostenuta da nastro rosso. Fu grande il numero delle distribuite medaglie, vedendosi al petto per fino di coloro già tratti dalle galere, e di altri puniti o che si punivano coll’infame castigo delle verghe, e non ricordando alcuna virtù, giacchè il costante attaccamento era stato figlio di necessità, non mai posto a cimento di miglior sorte o di pericoli, ogni carattere dell’onor sociale mancava alla medagiia detta di Onore; servì a più discernere una parte dell’esercito e più separarla dall’altra.

Fu questo l’ultimo atto del supremo consiglio per la guerra. I suoi difetti altrove discorsi, l’ambizione di troppo esercito, il nessun

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