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LIBRO SESTO — 1806. 13

armati alle spalle della colonna a fin di combattere le ultime file ed opprimere quei soldati che stanchi o infermi se ne scostavano. Saputi dal re di Sicilia quei moti, compose schiera di partigiani e soldati che disbarcando presso a Reggio espugnarono la città, strinsero di assedio Scilla, datasi mesi prima senza contrasto a’ Francesi, e proseguivano circondati dalla foga del popolo verso Monteleone. Mentre il generale Steward, uscito dai porti della Sicilia con seimila fanti e cavalieri inglesi, fornito di abbondanti artiglierie di marina, ajutato dalle ciurme, scese nel golfo di Sant’Eufemia presso a Nicastro, e poco innanzi alla riva pose il campo fortificato con potenti e coperte batterie di cannoni, ed avendo provvisto per le avversità di fortuna il ritorno alle navi. Ma non moveva per non perdere i vantaggi del luogo, e perchè bastava il grido a più concitare quelle genti contro i Francesi.

Il generale Regnier, comandante nelle Calabrie, vedendo il doppio assalto di Siciliani e d’Inglesi, raccolse i suoi (seimila soldati) e gli accampò in Maida, lungi sette miglia dalle tende nemiche, in luogo eminente e munito. Ma le genti sollevate intorno al campo predavano tuttodì le vettovaglie, uccidevano i soldati smarriti, peggioravano le condizioni di vita e di sicurezza; e l’oste inglese messa su le arene infuocate di quel lito deserto, percossa nel giorno da’ raggi cocentissimi del sol di luglio, respirando nella notte l’aure insalubri de’ vicini paludi, languiva, infermava, era in procinto di abbandonar l’impresa. Quando Regnier, avido di vendetta, assaltò il campo; egli che in Egitto combattendo contro Steward fu sventurato, sperava ristoro di fortuna in Calabria.

Ordinate le schiere in due linee, marciò parallelamente all’ordine di battaglia degl’Inglesi, formati e fermi innanzi al campo volendo (ei diceva) sospingerli nel mare confusamente sì che a loro mancasse l’ajuto delle navi. Ma queste, vedendo a poca distanza gli assalitori e tollerandone le prime offese, smascherarono le batterie e cominciarono fuoco vivissimo di cannoni e archibugi. La prima linea francese fu dalle troppe morti disordinata, sì che un sol reggimento, ed era svizzero, perdè in pochi istanti mille e tredici soldati. Regnier rinnovando la battaglia, comandò il passaggio di linea, e che la cavalleria assaltasse le formidabili batterie; ma nè queste furono prese, nè la seconda pruova fu della prima più avventurosa. In meno di due ore le perdite francesi erano così grandi che il generale fece suonare a raccolta, e ridusse quattromila uomini appena sopra i monti di Nicastro e Tiriolo, serbando il possesso di Catanzaro ed aperto il cammino verso Cosenza. D’altra parte il generale Steward non inseguì l’esercito fuggitivo, ma traversando la estrema Calabria, concitando i popoli, lasciando presidii di luogo in luogo, afforzando l’assedio di Scilla, tornò in Messina colla