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LIBRO SETTIMO — 1814. 135

esercito stanziato nelle Marche, l’altro della nobiltà; perchè due ceti così potenti, soggetti e vicini alla monarchia, chiedevano i voti col dimandare al re, palesemente o sotto veto, una libera costituzione; altri ordini avevano adombrato il desiderio istesso. Ed al certo de’ mille e mille indirizzi, tra sentimenti varii e lusinghieri, uno prevaleva, ed era il vero: conservare di Gioacchino la stirpe ed il governo, ma frenati da leggi, e perciò il re ne’ discorsi e negli atti prometteva di appagare quella brama pubblica, e con ciò profondamente persuadeva all’universale il bisogno di più libero reggimento.

LXXII. Ed altro segno di potenza fu creduto il lusso della reggia, al quale inclinavano per propria alterezza il re e la regina, per costume il secolo, e per naturale imbecillità tutta la plebe della umana specie; perciò continue in corte feste, cacce, tornei, ed al campo di Marte militari esercizii che mostrassero agli osservatori l’esercito ognor crescente di numero e di bellezza. Magnifica cerimonia fra tutte, al ritorno dall’Alemagna delle schiere napoletane, fece l’esercito stanziato in città, che festeggiava que’ ritornati, tra’ quali il generale d’Ambrosio ferito nella battaglia di Bautzen, il generale Macdonald in Lutzen, i generali de’ Gennaro e Florestano Pepe feriti in Danzica.

L’Italia intanto, aperta dopo dieci anni a’ viaggiatori, era piena d’Inglesi e di personaggi di altre nazioni, venuti curiosi, o mandati ad esaminare lo stato de’ popoli e de’ governi, e soprattutto di Napoli, a cui gareggiavano due re. Ogni forestiero di fama o grado era ammesso alla reggia, ed ivi per le delizie del luogo e la cortesia de’ principi e le studiate blandizie de’ ministri della corte (comunque vi giungesse indifferente o nemico), pigliava affetto a Gioacchino ed alla sua causa. Ne’ diporti delle cacce e delle ville era prescritto a’ cortigiani abito uniforme, con segni della casa Murat, e però di domestica servit; e frattanto i liberi e superbi Inglesi, i nobili Alemanni, i più caldi sprezzatori de’ re nuovi, io ho visti, e tutti, non costretti, non incitati, ornarsi di quelle vesti e menarne vanto e superbia. La regina d’Inghilterra, allora principessa di Galles, venne in Napoli e fu accolta nella reggia come si conveniva al grado di lei, alle speranze che Gioacchino avea poste nella politica inglese. E colei rendendo le ricevute grazie, mostravasi riverente a’ sovrani del luogo.

LXXIII. Ad una di cotali feste, in Portici, negli appartamenti della regina Murat, giunse da Vienna l’annunzio, che la regina di Sicilia Carolina d’Austria era morta nel castello di Hetzendorf la sera del 7 di settembre di quell’anno 1814, così all’improvviso, che le mancarono gli ajuti dell’arte e gli argomenti di religione; perocchè fu trovata morta, sola, mal seduta sopra seggiola, in posizione