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134 LIBRO SETTIMO — 1814.

chè ben altro in quel tempo era il pensiero e ’l bisogno di Gioacchino che diminuire la sua potenza, Egli scortamente l’accrebbe, chiamando nuovi coscritti, componendo nuovi reggimenti di fanti e cavalieri, e meglio ordinando tutte le parti della milizia. Fra i reggimenti uno se ne volea comporre de’ militari che nati in Napoli, tuttora al servizio della Sicilia, erano invitati a tornare in patria, or che la pace europea (diceva il decreto) rende ad ognuno le ragioni e gli obblighi di cittadino. Ma nè quello invito, nè il minacciato esilio a’ ripugnanti, potè vincere la giurata fede a Ferdinando; così lo sperato reggimento non fu mai composto. Abbonda il secolo di tristi esempii e buoni. Già da un anno eransi meglio ordiinate le milizie civili, e prescritta per la città di Napoli una guardia detta di sicurezza, che trovò molti ostacoli vinti dal costante volere del re; erano dodicimila almeno, in sei battaglioni di fanti, ed uno squadrone di cavalieri, con vesti, armi e fogge militari; possidenti e mercatanti i più ricchi, e professori di scienze, e magistrati di ogni grado e di ogni età, abili o inabili alla guerra; perciocchè quella adunanza valeva, non per forza d’ armi, ma per rispetto pubblico e per esempio. Ed a viepiù confermarne la memoria ed il gradimento, fu instituita e conceduta a’ più meritevoli una medaglia di oro smaltato bianco, girata di un ramo di quercia, traversata da due aste sostenitrici delle nazionali insegne e della corona regia; la qual medaglia da una faccia con la effigie del re, dall’altra col motto: Onore e fedeltà, retta da un nostro amaranto, portavasi appesa al petto per segno e fregio.

LXXI. Ed il re ostentando altra forza più conforme alla civiltà del tempo, perchè di popolo, praticò l’usato mezzo degli indirizzi. Agli impiegati più alti e più dipendenti si chiesero in segreto e se ne pattuirono da ministri del re i sensi e le parole; l’esempio si propagò ne’ minori, cosicchè le milizie, i magistrati e le amministrazioni, le comunità, il clero, le accademie e tutte insomma le corporazioni dello stato, con fogli che a disegno pubblicavano nelle gazzette, lodando di alcuna virtù il re o il suo governo, facevano voti di durabilità ed offerta delle proprie sustanze e della vita. Erano sensi veraci in parte, e in parte suggeriti da adulazione, da esempio, e suprattutto, ne’ più veggenti, dal confronto del governo Murattiano, misto di beni e mali, col Borbonico, del quale la cattività era sola e sperimentata. Una mole sì grande di desiderii privati pareva desiderio pubblico, e benchè gl’indirizzi provocati fossero ormai usato divisamento, pure nel congresso di Vienna se ne tirò argomento a pro di Gioacchino, sia che ogni molto nella mente degli uomini ha possanza, sia che non supponevasi tutta intera la napoletana società menzognera e corrotta.

Tra numero sì grande d’indirizzi due primeggiavano: l’uno dell’