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130 LIBRO SETTIMO — 1814.

cesi, il genio ingrato e nemico della Francia trovò numerosi e potenti partigiani. Cosicchè scomparse appena le milizie, il popolo della città cresciuto di genti del contado, a disegno raccolte ed armate, proruppe tumultuosamente, abbassò, disfece tutte le insegne del passato dominio, dispregiò l’autorità de’ magistrati, uccise spietatamente il ministro Prina, e, sconoscendo il vicerè, nominò una reggenza fra cittadini; e questa inesperta e presuntuosa, sperando libertà da’ sovrani del Nord, mandò ambasciatori a chiedere libera costituzione della quale segnò i termini. Il principe Beauharnais offeso nello impero, minacciato nella persona, non tornò a Milano, andò in Baviera presso il re suo congiunto; governavano la città capo del regno italico reggenti nuovi, alzati da’ moti tumultuosi del popolo; nulla restò dell’antico, che i re alleati per naturale riverenza alle passate grandezze, o per prudente consiglio sino allora rispettavano; e perciò Bellegarde, trasgredendo i patti, spinse le schiere sino a Milano, ed il nome di quel regno e le ultime speranze di quegl’italiani disparvero. Disegni mal ponderati de’ liberali francesi avevano nociuto alla Francia, disegni simili di egual gente nocquero all’Italia; e quelle imprudenze discendevano da’ desiderii d’indipendenza surti l’anno innanzi tra’ popoli.

Ma poichè le alleanze europee contro Bonaparte ebbero pieno trionfo, gli spazii lasciati dal nuovo invadeva l’antico, modesto agli atti, superbissimo ne’ proponimenti. Il papa Pio VII, possessore di Roma e delle province che dicevano patrimonio della chiesa, aveva rivocate tutte le leggi dell’impero francese, e ristabilite le antiche, fin la tortura. Vittorio Emanuele, appena tornato al trono del Piemonte, avea prescritto esser leggi e costituzione dello stato quelle del 1770; Ferdinando III, ricondotto dalle armi del re Gioacchino al trono della Toscana, avea richiamate le maravigliose per il passato secolo, non bastevoli al nuovo, leggi di Leopoldo; ed un suo luogotenente che il precedette, abborrendo ogni cosa francese, chiudeva le nuove scuole, aboliva le case di arti e di pietà. Tutto il già regno italico, Parma, Modena, Lucca, le tre Legazioni, e le terre chiamate Presidii della Toscana, erano occupate da’ Tedeschi, e governate senza leggi certe, ad occasione ed a modo di militar comando. Quei Presidii, utili in pace a’ re di Napoli, non poca forza nelle guerre, d’Italia, e possesso di tre secoli, perduti per la rivoluzione di Francia, furono obliati ne’ trattati tra Fouchè e Lecchi, e poi alla consegna toscana fra Roccaromana e Rospigliosi; cosicchè due dimenticanze disperderono il frutto di tre guerre di Alfonso I di Aragona e di Filippo IV, e la continua prudenza de re successori. Genova, vaneggiando di libertà, obbediva alle vecchie sue leggi. Le Marche presidiate e comandate da milizie napoletane, tolleravano governo misto, altiero