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LIBRO PRIMO — 1748-59. 81

tori e del popolo concordi. Piccolo numero di sapienti amanti di patria e di novità era unito al governo, però che le riforme di Carlo giovavano alle libertà universali, ed il passaggio della monarchia da feudale ad assoluta vedevasi come età necessaria della vita delle nazioni. Lo studio perciò de’ re, l’interesse de’ popoli, le speranze dei novatori miravano e correvano al punto istesso. Solo il clero e i baroni avevano scopo diverso; ma quello mordeya segretamente il freno aspettando l’opportunità di spezzarlo, e questi per ignavia e vuota superbia si rallegravano de’ titoli e fregi di nobiltà che il re largamente dispensava.

LVIII. Ma le sollecitudini di lui come degli altri re del passato secolo creavano nella società un nuovo ceto, quello che raccogliendo le spoglie de’ ceti depressi ne acquistava le ragioni o le ricchezze, e lo chiamerò Terzo-Stato come si chiamava in Francia dove più presto ebbe nome, e dove interposto tra gli ottimati e la plebe divenne popolo; parte potentissima delle nazioni, operatrice in Europa de’ rivolgimenti della età nostra, fondatrice delle costituzioni de’ regni. Prima delle riforme, baroni e preti avevano ricchezze, comando, giurisdizione, amministrazione de’ beni comuni e della giustizia, tutte le membra del potere; l’infima condizione non aveva altro che pesi ed obbedienza. Dopo le riforme, i grandi radunati nella città e nella reggia, pervenuti al grado che vedevano nella fortuna, desiderosi di mantenersi in quella eminenza, sperando titoli, onori, aura di corte, tenevano a gloria l’ozio superbo, ed a vile l’ambizione dell’operare. Ed il popolo che prima spensierato e solamente bramoso di vita facile, nulla pretendeva al governo dello stato, vide possibilità d’innalzarsi. Coloro tra i grandi che per male venture scendevano, o per amor di guadagno e per indole operosa abbandonavano gli ozii del primo stato, e coloro del popolo che per industria e virtù salivano, gli uni è gli altri ingrossavano il terzo-stato. Il quale perciò, sempre attivo e crescente, possedeva gli elementi veri della forza politica: numero e movimento. Così il terzo-stato viene, per la natura della società, compagno e strumento della monarchia nel passaggio di lei da feudale ad assoluta.

Essendo il terzo-stato possente quanto ho descritto, importa investigare qual genere di persone raccogliesse in Napoli le spoglie baronali ed ecclesiastiche; perciocchè la natura e gl’interessi degli uomini che lo composero si vedranno divenire a poco a poco natura interessi del governo. Qui rammento che le ricchezze di que’ due ceti furono tocche leggermente dalla finanza, e che le riforme di Carlo risguardavano le giurisdizioni: il foro ecclesiastico scemò di autorità e di credito; furono gli asili presso che tolti; molti giudizii criminali o civili de’ cherici passarono alla curia secolare; le liti

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