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LIBRO PRIMO — 1745. 75

luoghi, si cercava indarno dov’erano poste quelle moli superbe; così che dall’anno 79 dell’era di Cristo restò ignota la città di Ercolano sino al 1738, quella di Pompei sino al 1750.

Fu casuale lo scoprimento, avvegnachè scavando pozzi o fossi, traendone marmi finissimi e lavorati, e giugnendo in sotterranei chiamati allora caverne, poi conosciuti per fori, tempii e teatri, si dubitò che fossero in que’ luoghi città sepolte. Il re disse di pubblica ragione quelle rovine; e facendo in esse scavare, ne trasse tanta ricchezza di anticaglie che oggi il museo borbonico è dei primi di Europa. Fra le rarità ercolanesi sono i papiri avvolti a rotolo, ne’ quali erano scritte dottrine greche. incarbonati dal volcano: ma l’arte ha trovato modo di svolgere in piano quelle carte, e leggere in alcuna parte lo scritto. Poco di quella prima città fu diseppellito, trovandosi coperta di basalto massiccio e della bella città di Resina; così che bisognerebbe abbattere questa vivente per mettere in luce l’altra già morta. Pompei coperta di terre vegetabili e di lapillo si andava largamente scoprendo, e ne uscivano cose preziose di antico. Carlo che spesso vi assisteva, vide una volta un globo di forma ovale (lapilli e ceneri addensati) duro come pietra e di peso maggiore delle apparenti materie che lo componevano. Lavorò egli stesso parecchi giorni ad aprirlo, traendone monete di vario metallo; ed infine, quasi al centro del globo, un anello d’oro figurato di maschere, che in mercede della durata fatica si pose al dito. Dirò altrove, ad onore di lui, qual uso facesse dell’anello. Non è della presente istoria descrivere le cose mirabili delle due città: altri scritti dimostrano quanto abbiano accresciuto alla finezza delle arti ed alla cognizione dell’antichità.

In molte camere del nuovo palazzo di Portici furono disposte quelle anticaglie; e nel tempo stesso fu instituita un’accademia ercolanense, che per filosofia e per istoria le illustrasse. Altre accademie sursero a’ tempi di quel re. La università degli studii migliorò per lezioni utili aggiunte alle troppe di materia forense e teologica le quali ingomberavano l’insegnamento. Avvantaggiarono i collegi; rimasero i seminarii con le discipline medesime, sconoscendo i vescovi ogni autorità civile, amanti di non mutare dal vecchio. Ma per quanto Carlo facesse a pro delle scienze o lettere, la istruzione non era comune; sorgevano uomini egregi di mezzo all’ignoranza pubblica.

LIII. Altri provvedimenti di Carlo degni di lode o di biasimo non sono da tacere. Minacciò ed offese di gravi pene i contraventori alle ordinanze per le reggie cacce. Introdusse ne’ suoi regni il giuoco del lotto, invenzione di talento avaro e prepotente. Confinò, poi spense la peste di Messina. Restrinse in un quartiere della città le meretrici, ordinando che fossero vegliate, visitate nella persona,