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34 LIBRO PRIMO — 1734.

volgimenti e mutamenti di stato, la civiltà rattenuta o retrospinta. E per dir solamente del nostro regno, le brighe de’ pontefici arrestarono, poi spensero il bene civile che faceva la stirpe sveva: i pontefici doppiarono i mali della stirpe angioina: i pontefici alimentarono le guerre domestiche sotto i re aragonesi. Niccolò III congiurò net vespro siciliano: Innocenzo VIII concertava la ribellione e la guerra baronale contro Ferdinando ed Alfonso: Alessandro VI non disdegnava di praticare con Bajazet, imperatore de’ Turchi, per dar travagli ai regni cristiani delle Sicilie: i pontefici nel lungo corso del viceregno concitavano a discordia ora i reggitori ora i soggetti, come giovasse meglio alle pretensioni sterminate della Chiesa.

E poichè natura delle cose o provvedimento divino è il precipitare ai mali che ad altri si arrecano, furono que’ pontefici quanto più malevoli tanto più tribolati ed infelici. Grandi sventure tollerò il papato in que’ secoli: appena ristoravasi dalle divisioni e scandali dello scisma, che seguirono le dottrine di Lutero e la riforma; le guerre infelici, la prigionia di Clemente VIT, gli atti del concilio di Trento non in tutto accettati dai re cristiani; la bolla di Cœna Domini rifiutata, la così detta monarchia di Sicilia rinvigorita, le rivoluzioni di Napoli per la inquisizione, il discacciamento de’ nunzii, l’abolizione della nunziatura: ed in breve la scoperta ribellione delle potestà civili e delle opinioni all’imperio della Chiesa.

E più scendeva la pontificale alterigia se nuovi frati e smisurate ricchezze non si facevano sostegni al declinare. Mancando di que’ tempi perfino il catasto, rimangono ignote molte notizie importanti all’istoria: gioverebbe conoscere il numero degli ecclesiastici e la quantità de’ loro possessi, per misurare quanto il sacerdozio potesse in quel popolo; ma le praticate ricerche ed il lungo studio non sono bastati al bisogno, percioccchè gli scrittori del tempo, se divoti alla Chiesa, mentivano per vergogna le mal tolte ricchezze; o se contrarii, per acerescere lo scandalo, le accrescevano. Tra le opposte sentenze io dirò le conghietture più probabili. Nel solo stato di Napoli erano gli ecclesiastici intorno a centododici mila, cioè, arcivescovi 22, vescovi 116, preti 56,500, frati 31.800, monache 23.600. E perciò in uno stato di quattro milioni di abitanti erano gli ecclesiastici nella popolazione come il 28 nel 1000, eccesso dannevole alla morale perchè di celibi, alla umanità perchè troppi, alla industria e ricchezza publica perché oziosi. Nella sola città di Napoli se ne alimentavano 16,500.

In quanto ai beni, gli autori più circospetti gli estimarono, escluso il demanio regio, due terze parti dei beni del paese; ed altri scrittori, che pur si dicevano meglio informati, affermano che delle cinque parti quattro ne godeva la Chiesa: sentenze l’una e l’altra maggiori del vero.