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26 LIBRO PRIMO — 1713-20.

presso, nel 1717, senza motivo di guerra, senza cartello, senza contrasto, poderosa armata spagnuola occupò la Sardegna. Dopo la universale maraviglia si apprestavano armi muove in Germania ed in Francia; ma lo stesso naviglio di Spagna, improvvisamente assaltando la Sicilia, prese Palermo, fugatone il vicerè di Amedeo; espugnò Catania, bloccò Messina, Trapani, Melazzo. Reggeva tanta guerra il marchese di Leede, nato Fiammingo, generale di Filippo V.

Si collegarono in Londra nel 1718, contro la Spagna, infida e ingorda di reami, l’Impero, il Piemonte, la Francia e la Inghilterra; e per patti, allora secreti, assalirono gli eserciti e le armate spagnuole in varie parti. Molte navi inglesi con soldati di Cesare ancorarono nel porto di Messina; oltre dieci migliaja di Napoletani e Tedeschi accamparono a Reggio, intendendo a liberare la cittadella di Messina e ‘l forte di San Salvatore dall’assedio che stringeva l’intrepido Leede. In due battaglie navali ebbe piena vittoria l’ammiraglio inglese Bing su lo spagnuolo Castagnedo; così che molte navi furono prese, altre affondate, poche fugate o disperse. La città di Messina, benchè dagli Spagnuoli posseduta, era investita; i campi spagnuoli minacciati: ma quel Fiammingo, assediato ed assediatore, provvedendo quando alle offese quando al difendersi, espugna le due fortezze, e, innanzi agli occhi del vincitore Bing e de’ campi cesarei, avventuroso innalza sopra quelle rocche la bandiera di Spagna. Lasciata la città ben munita, corre all’assedio di Melazzo.

(1720) Altre armate, altre schiere nemiche alla Spagna arrivano in Sicilia: è presa per esse Palermo, liberata Melazzo, ricuperata Messina: i popoli che parteggiavano per il fortunato Leede, oggi, multata sorte, parteggiano per Cesare: tutto va in peggio. Il generale spagnuolo, sospettando le sventure estreme, preparava l’abbandono dell’isola. La Spagna, travagliata in altre guerre, ormai non eguale a’ potentissimi suoi contrarii, accetta per pace i secreti accordi dell’alleanza nemica, e riceve piccolo e futuro premio contro i danni gravi e presenti della guerra. La Sicilia per quella pace fu data a Cesare: il re Amedeo n’ebbe, ricompensa povera, la Sardegna: ebbe Filippo V la successione a’ ducati di Parma, Piacenza e Toscana. I principi ancora viventi di que’ paesi, il papa pretendente al dominio di Parma, e ‘l re Amedeo restarono scontenti di que’ patti: ma in povertà di stato null’altro poterono che lamenti e proteste. Il generale Leede imbarcò per la Spagna le sue genti e cinque cento dell’isola che volontarii si spatriarono; però che rimasti fedeli alla parte spagnuola temevano lo sdegno e la vendetta del vincitore. Misera sorte di chi s’intrigò