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LIBRO QUINTO — 1800. 293

della invasione, co’ vantaggi e i difetti che ne derivano; ossia, nessuna base di operazione, non essendo base la catena dell’Alpi; linee di operazione divergenti, viveri alla ventura, ordini pochi, ritirata difficile; ma d’altra parte, celeri conquisti, ed apportando al nemico sorpresa e scompiglio. La specie di quella guerra sino alla battaglia di Marengo palesa le cagioni dell’andare incerto e azzardoso di Melas e di Bonaparte; e scusa nei capitani degli opposti eserciti molte azioni, che si dissero falli, benchè discendessero da invincibile natura delle cose.

Fu dunque ventura de’ Francesi che il generale Melas nulla credendo dell’esercito di Dijon, si travagliasse intorno a Genova e su le sponde del Varo: mentre magazzini pieni venivano in mano al nemico, e cadeva la fortezza di Pavia con grande numero d’armi, di viveri, di vesti, nessun presidio, e senza onore di combattimento. Ma, presa Milano, e per mille voci, per molti fatti avuta certezza che il primo console con esercito grande stesse in Italia, Melas abbandonò il Varo, chiamò da Genova il generale Ott e le sue schiere, unì quanti poteva uomini, cavalli e cannoni. La fortezza di Genova cedè in quei giorni: il presidio francese unendosi alle legioni che nel Delfinato comandava il generale Suchet, formò buono esercito di ventimila soldati. Nel tempo stesso che dalla Italia superiore i Francesi proseguendo le irruzioni valicarono il Po, il generale Murat prese Piacenza; le comunicazioni fra i Tedeschi dell’alta e bassa Italia s’interruppero, e l’oste intera si divise in due, sotto Alessandria e sotto Mantova. Bizzarre ordinanze di quattro eserciti; stando i due maggiori nel mezzo, ed a’ fianchi ed alle spalle eserciti minori ma considerevoli. Ottantamila soldati obbedivano a Bonaparte; cento e sei mila a Melas, non computando gli Alemanni di Ancona e di Toscana. Bisognavano giorni a Melas, battaglie a Bonaparte; ma, quegli, sentito il bisogno di aprirsi un cammino con L’esercito di Mantova, e confidando nella dispersione de’ campi francesi, pel maggior numero dei combattenti, e nelle rimembranze delle fresche vittorie sopra gli eserciti della repubblica, raccolse intorno ad Alessandria trentuno mila soldati, de’ quali ventitrè mila fanti, ottomila cavalieri, ed artiglierie poderose: fece occupare innanzi alla Bormida e render forte il villaggio di Marengo, che dall’alto vede vasta pianura; solo terreno in quella parte d’Italia non segato da canali, dove la cavalleria, ne’ Tedeschi più forte, potesse volteggiare agevolmente.

Così stavano le cose al 12 di giugno. Moti celeri ed universali d’ambe le parti confondendo le relazioni delle spie, de’ prigioni, de’ disertori, facevano incerta la posizione degli eserciti. Bonaparte al dì seguente fece assalire Marengo; e poi che i Tedeschi, forse ad inganno, lo abbandonarono, egli dubbioso de’ pensieri di Melas,