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252 LIBRO QUARTO — 1799.

rando dal valor proprio il valore dei commilitoni, magnanimo, giusto, diceva che dieci repubblicani vincerebbero mille contrarii; che non abbisognavano i Francesi, però che andrebbe Schipani contro Sciarpa, Bassetti contro Mammone e frà Diavolo, Spanò contro de Cesare, egli medesimo contro Ruffo; e resterebbe in città ed in riserva il generale Wirtz con parte di milizie assoldate, con tutte le civili, e la legione calabrese. Mossero al dì seguente Spanò e Schipani.

XXX. Questi giunse alla Cava ed accampò: l’altro battuto ne boschi tra le strette di Monteforte e Cardinale, tornò in città scemo d’uomini, disordinato, con esempio e spettacolo funesto. Quindi Schipani, assalito giorni appresso, nelle deboli ale della piccola schiera, senza retroguardo e senza speme di ajuto, pose il campo su le sponde del Sarno. Il generale Bassetti, che uscì fuori in quei giorni, teneva sgombera di nemici la strada insino a Capua. Restavano ancora in città con le milizie del generale Manthonè le altre tumultuariamente coscritte; e si sperava nella legione di cavalleria che il generale Roccaromana levava, come ho detto innanzi, a nome e spese della repubblica. Ma la speranza cadde e si volse in cordoglio, avvegnachè il duca, visti i precipizii della repubblica, presentò con se medesimo le formate schiere al cardinal Ruffo, e militò sino al termine di quella guerra per la parte borbonica. Dura necessità di chi scrive istoria è il narrar tutti i fatti degni di ricordanza, o grati, o ingratissimi allo scrittore: da che gli uomini apprendano non ischivarsi il biasimo delle opere turpi che per sola oscurità di condizioni o per rara ventura; non bastando a nasconderle il mutar de’ tempi, o le generose ammende, o gli affetti amichevoli di chi narra, perciocchè altri libri e memorie attestano la nascosta o trasfigurata verità; ed il benevolo silenzio non giovando all’amico, nuoce alla fede de’ racconti.

XXXI. Vedevasi la città piena di lutto; scarso il vivere, vuoto l’erario, e per fino mancanti di ajuto i feriti. Ma due donne, già duchesse di Cassano e di Popoli, e allora col titolo più bello di madri della patria, andarono di casa in casa raccogliendo vesti, cibo, danaro per i soldati e i poveri che negli spedali languivano, Potè l’opera e l’esempio: altre pietose donne si aggiunsero; e la povertà fu soccorsa. Ma dechinava lo stato: il cardinal Ruffo pose le stanze a Nola, e le sue torme campeggiavano sino al Sebeto; le altre di frà Diavolo e di Sciarpa si mostrarono a Capodichina; non cerano computate quelle genti, perciocchè vaganti e volontarie, passando d’una in altra schiera, coprivano la campagna disordinate e confuse; ma dicevi a vederle che non meno di quaranta migliaja costringevano la città. Schipani assalito e vinto sul Sarno, passò al Granatello, piccolo forte presso Portici; Bassetti tornò respinto