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246 LIBRO QUARTO — 1799.

le fortezze di Civitella e Pescara ad Ettore Caraffa; il quale, tornando i Francesi dalla Puglia, era passato con le sue genti negli Abruzzi, Macdonald e Coutard procederono senza contrasto; Vatrin superò, combattendo, Sangermano; e giunto ad Isola, piccola terra presso a Sora, fu arrestato. Quella terra prende nome dal vero, imperciocchè due fiumi (fonti copiose del Garigliano) la circondano, ed a lei si giunge per ponti che i borboniani avevano rotti; cosicchè dietro i fiumi ed il muro di antica cinta stavano sicuri ed audaci. Vatrin mandò a parlamento per aver passaggio, ch’egli prenderebbe, se negato, con la forza dell’armi; ma i difensori, spregiando o non conoscendo le regole sacre dell’ambasceria, per colpi di archibugi scacciarono il legato. Erano i due fiumi inguadabili. cadeva stemperata pioggia, mancavano le vettovaglie a’ Francesi; divenne il vincere necessità. La legione Vatrin costeggiando la riva manca di un fiume, e la legione Olivier la diritta dell’altro, cercavano un guado; e non trovato, costrussero un ponte di fascine, di botti e di altri legni, debole, piccolo, non atto a’ carreggi di guerra ed all’accelerato passaggio di molte genti; e perciò mezza legione andando per il ponte ajutava con mani e con funi l’altra metà che a nuoto valicava; e tutta intera, passate l’acque, giunse a’ muri. Nè perciò paventarono i difensori.

Per antichi sdruciti e per operate rovine alle pareti delle case, i Francesi penetrarono in quella parte della terra che, traversata dallo stesso fiume e rotto il ponte, fu nuovo impedimento a’ vincitori. Ma la fortuna era con essi; i difensori non avevano demolite le pile, e stavano ancora le travi presso alle sponde. Ristabilito in poco d’ora il passaggio, cadute le difese e le speranze, fuggirono i borboniani, di poco scemati, e superbi di quella guerra e delle morti arrecate al nemico. Il quale sfogò lo sdegno su i miseri abitanti; e trovando nelle cave poderoso vino, ebbro d’esso e di furore, durò le stragi, gli spogli e le lascivie tutta la notte. Ingrossarono le piogge, e la terra bruciava; al nuovo sole, dov’erano case e tempii, furono visti cumuli di cadaveri, di ceneri e di lordure.

CAPO TERZO.


Dopo la ritirata dell’esercito francese precipizii della Repubblica.


XXVI. Non appena uscito dalla frontiera l’esercito francese, il governo della repubblica bandì l’acquistata indipendenza, e rivocando le taglie di guerra, scemando le antiche, numerando i benefizii civili che aveva in prospetto, consigliava e pregava di non più straziare la patria nostra, ma tornar tutti agli offizii di pace e al godimento che i cieli preparavano. E non pertanto sospettoso di effetti