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LIBRO QUARTO — 1799. 239

francese, che sperò di giugnervi camminando nel mare o nuotando. Palesò il pensiero ad alcuni compagni, ed in piccola mano, speranti gloria, vanno all’assalto. L’acqua giungeva al petto; ed eglino portando l’arme poggiata sul capo arrivano agli scogli, lì varcano, e rampicandosi per gli sdruciti dell’antica muraglia toccano la sommità del riparo senza esser visti dalle guardie, che però pagano con la morte la spensieratezza. Di quel successo altro soldato, lasciato a vedetta nel campo, avvisa il capo, e ad un cenno buona schiera va ed entra nel forte; nè già per le vie difficili del mare e degli scogli, ma scalando senza contrasto le mura. Intesi del pericolo corsero a folla i borboniani per riconquistare il perduto castello; ed i Francesi per arti e valore facevano vani gli assalti.

Così fervendo la guerra nella marina, divertiti i difensori e la vigilanza delle altre fronti, il generale Broussier comandò il secondo assalto alle mura; e felice (benchè molti morti e chiare patissero) entrò in città, dove il combattere fu sanguinoso terribile; avvegnachè più notevole a quei di Francia, percossi, senza quasi veder nemico, dalle case e di dietro le sbarre o le trinciere, avvisarono di montare su gli edifizii, coperti, come suole in Paglia, da terrazzi, e di varcare d’uno in altro rompendo i muri, o facendo di travi e di altri legni ponte al passaggio. Le condizioni mutarono; i difensori già sicuri nelle case, vedevansi sorpresi dal nemico sceso da’ terrazzi; e perciò, invalidate le fortificazioni e le poderose artiglierie della cittadella, trucidate le guardie dietro ai ripari, cominciò nuova specie di guerra che scorava gli animi, confondeva gli ordini delle difese; e annientando i preparati mezzi di resistenza, svaniva (nella impossibilità di combattere) la stessa intenzione di morir combattendo. Caddero l’armi di mano a’ cittadini: Trani fu presa, e ridotta per secondo esempio, non di castigo ma di furore, a cumuli di cadaveri e di rovine. Ettore Caraffa, espugnatore del fortino di mare, quindi della città, prode in guerra, crudele ne’ consigli, sostenne il voto ch’ella bruciasse.

XXI. Lasciato l’infausto luogo, le schiere procederono a Bari, Ceglie, Martina ed altre città o terre, animando le amiche, soggiogando le contrarie, imponendo sopra tutte taglie gravissime; però che univasi all’avidità delle genti straniere il bisogno del Caraffa, cui non era dato altro mezzo di mantenere i suoi guerrieri che per la guerra. E quando a lui, Pugliese, ricorrevano i deputati di alcuna comunità per far torre o scemare i tributi iniquamente imposti a città fedeli ed amiche, egli citava, in esempio di necessaria severità, Andria sua per suo voto bruciata; e se medesimo che donava alla patria le ricchezze della casa, la grandezza del nome, il riposo, la vita. Quella colonna francese nelle Puglie avea più volte battuto e disperso nell’aperto le truppe borboniane; per difetto del de Cesare