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228 LIBRO QUARTO — 1799.

pro de’ Borboni, e a danno di onesti cittadini. Nè fu punito; e vive ancora tra ricchezze avite, o mal tolte.

XII. Sommovevano le Puglie contro la repubblica quattro Corsi, de Cesare, Boccheciampe, Corbara e Colonna; de’ quali de Cesare era in patria servitor di livrea, Boccheciampe antico soldato di artiglieria e disertore, Colonna e Corbara vagabondi e viventi di male arti: tutti e quattro fuggitivi di Corsica per delitti; e da Napoli, per timor de Francesi, cercavano imbarco nei porti della Puglia per Sicilia o Corfù. E giunti a Montejasi, alloggiando per ventura nella casa del massaro Girunda, ingegnoso fabbro di brighe, concertarono sollevare i popoli a pro de’ Borboni, figurando Corbara il principe Francesco erede al trono; Colonna, il contestabile, suo cavaliero; Boccheciampe il fratello del re di Spagna; e de Cesare, il duca di Sassonia. Girunda, in quelle trame, sarebbe precursore, testimonio e tromba delle fallacie. Il vero principe Francesco era stato in Puglia, come dicemmo nel terzo libro. poco tempo innanzi; ma Girunda confidò nella credulità degli stolti, e ne’ guadagni che gli astuti trarrebbero da quelle scene. Concertate nella notte le parti, va Girunda, prima che il giorno spuntasse, a palesare per la città misteriosamente l’arrivo de’ principi e la fortuna di essere primi a seguirli. È creduto, e numeroso stuolo di plebe accorrendo alla piccola casa dove quei grandi alloggiavano, si offrono per grida guerrieri e servi. Esce il Colonna su la strada; rende grazie in nome del principe allo zelo de’ presenti, ma li accommiata. Il Girunda in quel tempo avea provveduto una carrozza, e nell’entrare in essa i quattro Corsi simularono riverenza al principe Francesco; il quale dicendo agli astanti: «Io mi abbandono in braccio de’ miei popoli»; e salutandoli benignamente, si chiuse in legno e partirono verso Brindisi.

Ne’ Corsi abbonda il talento di ventura; cosicchè adoperavano, secondo i casi, alterigia, magnanimità, grandezza di principi: si partivano da luoghi abitati prima del giorno, giugnevano all’entrar della notte, andava innanzi di molte miglia il Girunda a preparare alloggiamenti e credenze. E perciò mille bocche accertavano la presenza dei principi, ognun dicendo: «Io gli ho veduti»; ed aggiungendo, come suole nel racconto delle maraviglie, fatti non veri ma creduti. I successi avanzarono le speranze; popoli armati seguivano la carrozza, circondavano la casa degl’impostori, ed abbattendo i segni di repubblica, ristabilivano il regno. Il finto principe Francesco rivocava magistrati, ne creava novelli, vuotava le casse dell’erario, imponeva taglie gravissime alle case dei ribelli: obbedito più di vero principe perchè più ardito, e secondato da popolo pronto alle esecuzioni. L’arcivescovo d’Otranto che da lungo tempo conosceva