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208 LIBRO TERZO — 1799.

trovando non capi, non ordini, non magistrati, sciolto il senato, fuggitivi Moliterno e Roccaromana, null’altro che plebe e che scompiglio, venuto al campo riferì le vedute cose. Il generale Duhesme aveva intanto spedito piccola avanguardia al largo delle Pigne; e poichè i lazzari l’offendevano dal vasto palagio di Solimena, poca mano di soldati per subita incursione giunse all’edifizio, lo bruciò, tornò al campo. Così passò il giorno 21; e con poca guerra il seguente.

XLVI. Ma nella notte il capitano francese dispose per il giorno 23 gli ultimi assalti; ed avvisati i capi delle colonne, e i partigiani in Santelmo, ordinò le mosse e le azioni; prescrivendo nella sperata vittoria, severa disciplina a’ soldati; e provvedendo nelle possibili sventure, al ritorno ed alla sicurezza dell’esercito. Terminava il comando con dire: «Alla prima luce del giorno muoveremo.» E mossero. Al generale assalto i lazzari per le strade combattevano; senza consiglio, senza impero, a ventura, disperatamente; e quando da Santelmo partì colpo di cannone ed uccise alcun d’essi nella piazza del mercato, tutti volgendosi al castello videro bandiera francese e si accertarono del tradimento. Moliterno e Roccaromana erano in quel forte rifuggiti; altri repubblicani, vestiti da lazzari tramezzo a questi, prima impedirono le stragi e i furti nella città, poi menavano al flagello de’ Francesi la tradita plebe. Opere malvage, se pongasi mente alla ingannata fede; ma scusabili o benedette perchè intendevano a finire gli eccessi e le furie di stato senza leggi. A’ giudizii di Dio e della istoria sono colpevoli degl’infiniti misfatti di quel tempo chi suscitò la guerra e la disertò, e chi mosse il popolo allarmi ed abbandonò i partigiani, lo stato, il comando, i freni del regno. Queste azioni erano sentite dalla coscienza e volontarie; le altre dipendevano quando da istinto di salvezza, quando da carità di patria, e più sovente da necessità. La peggiore plebaglia, corsa allo spoglio della reggia, e da due cannonate di Santelmo sbaragliata, lasciò a mezzo il sacco. Procedevano intanto i Francesi; il generale Rusca prese di assalto il bastione del Carmine, il Castel nuovo si arrese al generale Kellerman, il general Dufresse passato da Capodimonte a Santelmo scendeva nella città ordinato a guerra.

E il generale Championnet, che fra tante ostilità non aveva deposto il pensiero magnanimo di pace, andò al campo di Duhesme nel largo delle Pigne; e alzando bandiere di concordia, chiamando a se col cenno molti del popolo, dimostrò con modi e parole benevoli dissennata quella guerra da che i Francesi erano padroni de’ castelli; e, peggio che dissennata, ingiusta, perchè portavano al popolo quiete, abbondanza, miglior governo; e ne’ loro giuramenti rispetto alle persone ed alle proprietà, venerazione alla comune religione cristiana, divozione al beatissimo san Gennaro. Il gene-