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110 LIBRO SECONDO — 1776-83.

dopo che Ferdinando ebbe aggiunti nuovi statuti agli statuti del padre, comandò che disposti a libro componessero il codice di commercio. La qual opera compiuta per fatica di Michele Iorio, ed in quattro volumi pubblicata, non autenticata dal re, e negletta poco appresso per domestiche agitazioni e per la guerra, si tenne a documento di buon volere, o come studio e regola nelle cause commerciali. Fu istituito il tribunale dell’ammiragliato, speciale a decidere le cause commerciali e le civili degli addetti alla mercatura ed al mare, sotto l’autorità del magistrato supremo di commercio eretto da Carlo. Furono rammentate le pene contro i fallimenti dolosi, tanto inacerbite che leggo nelle prammatiche, raccapricciando la mutilazione di membra. Un duca di famiglia nobilissima e tra i primi della corte, debitore per polizza di cambio, schivando il pagamento e le punizioni sotto 1’ombra del nome, accusato al re, fu sottoposto alle discipline comuni: il re dicendo, che non altezza di grado, nè chiarezza di natali, nè autorità di magistratura basterebbe ad assicurare il debitore quando fosse obbligato per lettere cambiali. Altra legge instituì la Borsa di commercio, e provvide che i cambii con le nazioni oltre mari ed oltre monti si facessero direttamente, e non più come innanzi per le città mezzane di Roma, Livorno, Genova e Venezia. Dopo le regole date al commercio, il re confermò gli antichi trattati di navigazione con altre genti, e novelli ne strinse; 1°. con la reggenza di Tripoli nell’agosto del 1785; a condizioni eguali per i negozii, ma più onorevoli al re per dignità e potenza; essendo serbata da’ cieli ad età più misera per la napoletana monarchia fin la vergogna di restar vinta da’ Tripolini. 2°. Con la Sardegna nel giugno del 1786. 3°. Con la repubblica di Genova nell’anno e mese istesso. 4°. Con la Russia nel maggio del 1787; concordando non solamente quanto al commercio, ma (per casi di guerra) ne’ doveri scambievoli di neutralità, secondo il giure delle nazioni.

XXIV. In ogni parte dell’amministrazione vedevi statuti buoni appresso ai contrarii, ed i primi superare i secondi; la sola milizia per naturale decadimento delle cose che si abbandonano, da peggio in peggio discendeva; la guerra obliata, da che l’ultima fu del 1744: la pace gustata e naturata; il cielo di Napoli benigno e lascivo; il terreno ubertoso; gli uomini come il clima; il re dedito a’ piaceri; i suoi ministri desiderosi di successi civili e di comodi; la curia nemica degli ordini militari; la regina istessa cupida di fama e d’impero ma trascurante di milizie perchè allora inutili alle ambizioni di regno; i reggimenti formati da Carlo già infraliti da vecchiezza; i muri delle fortezze sdruciti; vuoti gli arsenali; la scienza, le arti, gli ordini, gli usi della milizia, si obliarono.

Il re, quando era fanciullo, compose un battaglione che appellò de’ Liparotti; e insieme si esercitavano per giovanile diletto al ma-