Pagina:Storia del Collegio Cicognini di Prato.djvu/24


2

sebbene accennino a un gusto alquanto depravato, e diano alla fabbrica un’impronta tra il sacro ed il profano, manifestano ampiezza di concetti e di mezzi in chi la ideò c la trasse a compimento. Peccalo ebe di fronte al sontuoso palazzo non si stenda un largo piazzale, sicché una proporzionata lontananza giovi a far meglio spiccare lo diverso parli, e a rendere più bella l’armonia delle parti col tutto.

Più semplice ma non meno compassata c grandiosa è la facciala interna, composta di tre lati uguali, di cui l’uno va invocando indarno la munifica mano che lo aiuti a raggiungere l’altezza, c ad adagiarsi alla maestà de suoi fratelli. Le centocinquanta finestre che la adornano; i corridoi eminenti e sfogali che le fan contorno; l’ampio cortile racchiuso fra le sue braccia aperte; la verzicante prateria che le si diffonde innanzi rendono questa parlo lieta, c pressoché amena; c quasi la fanno rassomigliare a principesca magione di campagna.

Bello poi è il vedere la molla copia delle acque, che derivate dai fianchi del vicino monte, scorrono da un secolo e mezzo limpide e pure attraverso il largo recinto del fabbricalo; portano la fertilità e la gaiezza nel giardino ornato e profumalo da varie famiglie di fiori; estendono la ramificazione delle vene alle cucine, alle scuole, al salubre chiostro dove i giovinetti tuffano i corpi in marmoreo vasche, o ricevono sugli omeri e sul capo gli sprazzi della cadente pioggia; od elevate coll’opera di ingegni idraulici mantengono nelle vaste sale da studio