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libro v. capo xxxix. 65

di venire a duello con Cuniberto1, non m’avrai più per compagno in tuo ajuto. In questo dire si tolse di là, e volò a Cuniberto, a cui raccontò queste cose. Schieraronsi adunque, come dicemmo, ambi gli eserciti nel campo di Coronata: ed essendo già lì lì per venire alle mani, Zenone, diacono del la chiesa Ticinense, che era custode della basilica del beato Gio: Battista, situata dentro la stessa città, e fabbricata già tempo dalla regina Gundeberga, amando grandemente il re, e temendo che perisse in battaglia, gli favello in questa guisa: Signore e re mio, tutte le nostre vite stanno nella tua salvezza: se tu morrai nella battaglia, codesto tiranno Alachi ci spegnerà tutti con diversi tormenti. Piacciati dunque il consiglio mio. Presta a me le tue armi, ed io andrò e combatterò col tiranno. Se cadrò, tu riprenderai la tua causa: se poi sarò vincitore, maggior gloria ti ridonderà d’aver vinto per via d’un tuo servo. Ed avendo il re negato di far questa cosa, alcuni suoi pochi fedeli, che erano ivi presenti, cominciarono lagrimando a pregarlo, che volesse assentire

  1. L’originale: singulari certamine. Vedi nella prima parte la nota 1. pag. 253.