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libro v. capo xxvii. 41

quella città. Nel tempo della quaresima1 entrò poi per l’alpe di Bardone2 nella Toscana, affatto all’insaputa de’ Romani, e improvvisamente assalì la sopraddetta città nello stesso sacratissimo sabbato pasquale, nel tempo in cui si somministrava il battesimo, che fino i diaconi, che battezzavano i bambolini, nello stesso sacro fonte affogava3. E talmente egli disfece quella città, che anco al dì d’oggi essa è quasi affatto vuota d’abitatori.


CAPO XXVIII.

Dell’odio di Grimoaldo contro i Romani.

Grande era l’odio, che avea concepito Grimoaldo contro i Romani, poichè altra volta sulla propria fede aveano tradito i fratelli di Tassione e Cacone. Per la quale cagione egli avea distrutto fino dalle fondamenta la città d’Opitergio, nella quale essi

  1. L’originale: quadragesimorum tempore.
  2. Del passaggio del monte Bardone tiene il Cluverio (pag. 294) non potervi essere altro che quello, per cui dalla valle di Magra pei castelli di Sarzana, Ula, Villafranca e Ponte Tremulo si passa a Berzeto, e di là conduce la via per Fornuovo a Parma.
  3. Questo fatto è una tinta di più, che ci ajuta a rilevare il carattere di Grimoaldo.