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dei fatti de’ langobardi |
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che non ricusò di esporsi alla morte, per serbar fede al proprio signore. E subito volle che fosse nel numero de’ suoi camerieri, ammonendolo a mantenergli la stessa fede che avea usato verso di Bertarido; e promettendo di rimunerarlo largamente co’ suoi benefizj. Ricercando poi lo stesso re che fosse avvenuto di Unulfo, gli fu riferito che erasi rifugiato nella basilica del beato Michele Arcangelo1. E il re tosto mandò a lui,
- ↑ Osserva l’interprete del nostro testo, che le leggi tanto de’ popoli Cristiani, come anco delle altre antiche nazioni. vietavano d’usar violenza a coloro che si ricoveravan ne’ tempj, ed abbracciavano gli altari o le statue delle divinità oppur anche de’ principi. Anche coloro che si rifugiavano alle insegne militari erano sicuri da ogni offesa, perchè appunto andavano a quelli annesse le immagini degl’imperatori. Non v’era pel pericolante altro rifugio (dice Tacito Annal. lib. 12) fuorchè l’accampamento della prima legione: ivi abbracciando egli le insegne e l’aquila, della religione facevasi scudo: Neque aliud periclitanti subșidium, quam castra primae legionis: illic signa et aquilam amplexus, religione se tutabatur. Gli Ateniesi coll’ara detta della misericordia avevano introdotto questo costume, al quale allude Ştazio (Tebaid. lib. 12).
Semper habet trepidos, semper locus horret egenis
Coetibus, ignotae tantum felicibus arae.
Ed anco dai Trojani usavasi nei gravi pericoli il salvarsi presso gli altari:
Haec ara tuebitur omnes, diceva Ecuba a Priamo ( Virgil. lib. 2. v. 523). Se non che la mala fe-