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libro v. capo ii. 11

tornati alla porta della camera, in cui speravano che Bertarido dormisse, si posero ancor più fortemente a picchiare. Parimente il cameriere di bel nuovo cominciò a supplicarli, che un pocolino ancora lo lasciassero riposare. Ma costoro irritati, gridando che quell’ubbriaco ha dormito abbastanza, in un istante a furia di calci rompono la porta di quella stanza, e entrati dentro cercano Bertarido nel letto; e non avendolo veduto sospettano che se ne fosse ito a soddisfare i bisogni della natura. Ma nè pur ivi avendolo ritrovato, interrogano quel cameriere, che avvenuto fosse di Bertarido? E quegli rispose, che se ne era fuggito. Allora essi infuriati lo prendono pei capelli, e strascinatolo al cospetto del re, gridano esser costui complice della fuga di Bertarido, e perciò essere reo di morte. Ma il re ordinò che fosse lasciato, e poscia lo interrogò per ordine in qual modo Bertarido fosse fuggito. Ed egli raccontò al re come la cosa era passata. Ciò udito il re domandò ai circostanti: che s’ha da fare di un uomo che fece tal cosa? Tutti risposero ad una voce essere costui degno di morire tormentato da mille supplizj. Ma il re: Per colui, che m’ha posto al mondo disse, è meritevole d’aver bene quest'uomo.