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libro v. capo ii. 7

versasse nella sua caraffa d’argento altro che un poco d’acqua. E quando coloro che le diverse sorti di pozioni da parte del re gli portavano dicevangli, che per amore di lui bevesse tutto il bicchiere, egli prometteva loro di vuotarlo tutto in suo onore, ma non bevea dall’argenteo suo calice che un sorso d’acqua. I quali ministri avendo annunziato al re, che quegli ingordissimamente beveva, il re stesso, rallegrandosi, rispose loro: Beva pure quell’ubbriacone: domani vomiterà que’ vini mescolati col sangue. Ma Bertarido, chiamato a sè tostamente Unulfo, gli significò come il re avea macchinato di ucciderlo. E Unulfo mandò incontanente un servo alla propria casa, a prendere un materasso1, e questo fece riporre accanto al letto di Bertarido. Nè andò guari, che il re Grimoaldo inviò i suoi satelliti a circondare la casa, in cui dormia Bertarido, affinchè non potesse in alcun modo fuggire. Finita dunque la cena, ed essendo tutti partiti, rimasero con Bertarido solamente Unulfo e il suo cameriere2, i quali erano a lui fedelissimi. Allora Unulfo manifestò al cameriere il divisamento che avea concepito, e pregò, che mentre Berta-

  1. L’originale: lectisternia.
  2. L’originale: vestiarius.