Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
178 |
brò con in diversi inni e cantici la vita ed i miracoli di questo santo; e ad onore degli altri santi, de’ quali fra l'anno si fanno le feste1; altre molte lettere scrisse in prosa ed in versi agli amici ed a’ principi, che lo aveano in grandissima estimazione.
Dappoichè Paolo in monte Casino visse sempre impiegato negli studj nominati, e dappoichè diede prova in quegli anni d’una vita esemplare e santa, omai giunto in età avanzata fu chiamato da Dio a riposare in seno all’eternità. Venne posto sulla tomba di lui un epitafio2, che rammenta in parte le sue opere, ed i cui versi acrostici formano colle iniziali questo elogio: Paulus Laevita Doctor praeclarus et insons. Questo epitafio in cui a Paolo si dà l’attributo di Venerande, e di Sacer, da cui viene pienamente collocato fra beati nel cielo, e coronato di stelle, ed in cui l’autore alle preghiere di esso si raccomanda, ci fa manifestamente intendere, che Paolo per la sua
- ↑ Fu Paolo uno de’ più eleganti poeti che il mondo avesse in quel secolo. Il P. Wion, ed i dotti comunemente attribuiscono al Diacono l’inno che si canta nella festa di S. Gio: Battista: Ut queant laxis resonare fibris etc.
- ↑ Scritto dal suo grato discepolo Ilderico, e portalo per intiero dal Lirutti.