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stabilità delle cose mondane, e deliberò di ritirarsi a vivere in un ordine religioso que’ pochi anni che gli potevano rimanere. Elesse a tal fine il più florido ed il più celebre istituto che allora si fosse; quello di s. Benedetto; e tra monasteri di quest’ordine a quello si volse di monte Casino, che il beato Patriarca avea colla sua presenza santificato. Professò vita monastica sotto la pastorale vigilanza dell’abate Teodomaro, a nome del quale scrisse a Carlo Magno la epistola, che il P. Mabillon ascrive a quest’anno medesimo del suo noviziato. L’avanzare che Paolo faceva nella perfezione andava di pari passo col fervore, con che egli aveva deliberato di ascendere di virtù in virtù. Giunse a possedere in grado eminente l’umiltà, la pazienza, la semplicità, e la carità1; venne ad essere tenuto per l’esemplare perfetto di vita spirituale e santa da tutto quel numeroso congresso di monaci, che sempre vantarono giustamente d’essere i primogeniti ed i più scelti discepoli del santo Patriarca Benedetto, e donde uscirono per lo più i riformatori della vita monacale non so-

  1. L’anonimo Salernitano nella sua Cronaca al cap. 27. Ilderico nel suo epitafio a Paolo ec.