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le ad entrambi i popoli rappresentò: “che la continuazione di sì fatta guerra solo avrebbe fruttata la morte di parecchie altre migliaja d’uomini d’entrambe le popolazioni, il cui braccio veniva tolto all’agricoltura dell’Italia”. Concluso un negoziato coi Franchi e cogli Avari, Agilolfo assicurò ai sudditi la tranquillità, di cui tanto abbisognavano pel coltivamento dei propri campi e per darsi all’arti dell’industria: nel formare la pace ebbe pure quel principe uno scopo suo particolare, l’essergli cioè più agevole, cessata la guerra, il tenere a freno l’inquieto talento de’ suoi vassalli. La regina Teodolinda molto fece per parte sua onde rendere fermo il cristianesimo fra i Longobardi ed accostumarli a pacifiche inclinazioni. Nè questa pace fu turbata che da alcune improvvise scorrerie di Avari, le quali, anzichè nuocere alla pubblica prosperità, giovarono perchè affatto non si perdesse l’antico spirito guerriero di tali genti. Savie furono le istituzioni di questo regno, i cui capi non pensarono ad ingrandirlo.

Il re Rotari, genero d’Agilolfo, pubblicò un codice composto sulle prime di trecento novanta ordinanze, ed in processo di tempo aumentò di cento novantatre articoli. Al-