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libro vi. capo lviii. 137

demente il fanciullo cominciò a compiangere, lagrimando, la sua sciagura, e incontanente mandò uno de’ suoi cavalieri in fretta all’uomo di Dio, Bandolino, pregandolo, che facesse orazione a Cristo per la vita del detto fanciullo. Mentre il cavaliere avviavasi al servo di Dio il fanciullo morì. Onde il profeta vedendolo arrivare così gli dice: So la cagione per cui tu vieni, ma ciò che tu domandi è impossibile, perchè il fanciullo è già morto. Le quali parole udite dal messo da quel servo di Dio e riferite al re, quantunque si affligesse egli per non aver potuto ottenere l’effetto della sua preghiera, tuttavia apertamente conobbe, che l’uomo del Signore, Bandolino, di spirito profetico era dotato. Non dissimile ad esso eravi un altro nella città di Verona di nome Tendelapio, il quale fra gli altri miracoli che operava, con ispirito di profezia prediceva pur molte volte le cose che erano per succedere. Nello stesso tempo fiorì per santità di vita e di azioni Pietro, vescovo della chiesa Ticinense, che per essere consanguineo del re, altra volta era stato da Ariperto confinato a Spoleto. Frequentando egli la chiesa del beato Sabino martire, lo stesso venerabile martire gli pronosticò che sarebbe per divenire