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134 | dei fatti de’ langobardi |
battendo, ammazzati un gran numero di nemici, salvarono sè ed i suoi, eccetto che, come dissi, alcuni pochi feriti. Ivi un certo gagliardissimo Spoletano, detto Bertone, chiamando fortemente per nome Ratchi, tutto armato gli venne sopra. Ma Ratchi con una subita percossa lo gettò da cavallo. E mentre i suoi compagni stavano lì per ucciderlo, egli colla solita sua pietà volle lasciarlo fuggire. Onde costui colle mani e coi piedi strascinandosi carpone, entrato nella selva, scampò. D’altra parte sopra un certo ponte venuti alle spalle di Aistulfo due fortissimi Spoletani, rivolta egli la punta della lancia e feritone uno all’indietro, lo trabalzò da quel ponte. Poi subitamente scagliatosi contro l’altro, l’uccise e lo sommerse col suo compagno nel fiume.
CAPO LVII.
Di quello che Liutprando fece a Spoleti; e come Godescalco, intesa la sua venuta in Benevento, nell’atto che stava per fuggire, fu morto dai Beneventani.
Ma Liutprando giunto a Spoleto, espulse Trasmondo dal ducato, e lo fece far chierico, ponendo in luogo di lui suo nipote