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128 | dei fatti de’ langobardi |
sero dietro al suo seggio: poscia levata la voce nominatamente ordinò che fossero catturati tutti coloro, che a Pemmone aveano aderito. Allora Aristulfo, non potendo raffrenare il dolore, era già, sguainando la spada, per ferire il re, se accortosi suo fratello Ratchi non lo avesse frenato. Per tal modo, legati tutti que’ Langobardi, uno di loro, detto Tasemar, sfoderala la spada, e animosamente difendendosi contro quelli che lo inseguivano, rifugiossi nella basilica di s. Michiele, e questi fu il solo che meritasse l’impunità dall’indulgenza del re, mentre gli altri furono lungo tempo crucciati tra i ceppi.
CAPO LII.
Guerra di Ratchi contro gli Schiavi.
Ratchi adunque, come dicemmo, divenuto duca del Forogiulio, entrato coi suoi nella Carniola, patria degli Schiavi, ne uccise una gran moltitudine, e tutte le cose loro ruinò. In questo luogo, essendogli improvvisamente venuti addosso gli Schiavi, prima che egli avesse preso dallo scudiere la propria lancia, alzata una mazza1 che porta-
- ↑ Il testo: clava, altri: securi.