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libro vi. capo li. 127

dò egli medesimo ad abitare nella casa di quello. Per lo che il duca Pemmone con molti nobili Langobardi, prese una risoluzione contro lo stesso patriarca, e catturato, lo fece trasportare al castello Ponzio1, che posto è sopra il mare, e di là voleva farlo precipitare nelle acque. Tuttavia per la grazia di Dio non lo fece; ma ivi lo tenne imprigionato, sostenendolo in vita col pane della tribolazione. La qual cosa intesa dal re Liutprando, grandemente adirossi, e, tolto il ducato a Pemmone, pose Ratchi, suo figliuolo, in luogo di quello. Allora Pemmone delibeò di fuggire co’ suoi nella patria degli Schiavi: ma il figliuolo Ratchi intercesse colle preghiere dal re il perdono per il padre, e lo ritornò nella grazia reale. Onde Pemmone, sulla fede che non gli sarebbe fatto alcun danno, si diresse al re con tutti i Langobardi, coi quali avea preso consiglio. Allora il re, sedendo in tribunale, concedendo a Ratchi Pemmone e gli altri due suoi figliuoli Ratcait ed Aristulfo, comandò che si fermas-

  1. Dai contrassegni del sito qui dati da Paolo si deduce chiaramente esser questo l’antico castello Pucino, tanto celebrato da Plinio. Deduco dunque per certo, che Pontium sia errore degli amanuensi, e che si debba leggere Pucinum (probabilmente Castel Duino).