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libro vi. capo xlv. 119

terza volta piombato sopra coloro, li ruppe con grandissima strage, nè più dopo ivi fu morto alcuno della gente dei Langobardi, eccetto che Sigualdo, il quale era molto avanzato negli anni. Questi nella guerra antecedente, fatta sotto Ferdulfo, perdette due figli. Benchè nelle due prime volte s’avesse egli, secondo il voler suo, vendicato di quegli Schiavi, non potè neppure la terza volta dal divieto del duca e degli altri Langobardi essere raffrenato; ma invece così loro rispose: Ho vendicato quanto basta la morte de’ miei figliuoli, e se ora verrà la morte lietamente l’incontrerò. Così fu: ed egli solo in quella zuffa rimase estinto. Ma Pemmone, poichè ebbe ucciso gran quantità de’ nemici, temendo di perdere alcuno de’ suoi nella mischia, stipulò nello stesso tempo la pace cogli Schiavi, e da quel tempo costoro cominciarono ognor più a paventare delle armi de’ Forogiuliani1.

  1. Non v’è forse nazione sulla terra, che al contatto d’un popolo che è salito per tutti i gradi della civiltà dei secoli, sia rimasta così abbietta come gli Schiavi, che abitano le montagne superiori del Friuli. Al tempo indicato da Paolo Diacono essi erano anco nell’armeggiare competitori de’ Friulani; ma ora sono nello stesso miserabile stato, a cui li ridusse il duca Forogiuliano. Eppure se alcuno di loro per for-