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libro vi. capo xl. 115

del martire s. Vincenzo, posto alla sorgente del fiume Vulturno, e che anche al dì d’oggi fiorisce d’una illustre congregazione, fu edificato da tre nobili fratelli, cioè Tatone, Torone e Baldo, di che fanno fede gli scritti dell’eruditissimo uomo Autberto abate di quel medesimo monastero in un volume che egli compose intorno a questo argomento. Ora, vivente ancora il beato Gregorio pontefice della Sede Romana, il castello Cumano fu assaltato dai Langobardi Beneventani; se non che, sopraggiunto notte tempo il duca di Napoli altri dei Langobardi furono presi, altri morti, e il castello stesso fu dai Romani ricuperato: e per la redenzione del predetto castello il papa pagò settanta libbre d’oro,[A. D. 715.] siccome prima aveva promesso.


CAPO XLI.

Come, morto l’imperatore Teodosio, gli successe Leone.

In questo mezzo, morto l’imperatore Teodosio, il quale avea governato un anno solo l’impero, Leone Augusto fu surrogato in suo luogo.

    896. V’ha però chi afferma essersi salvato dalle fiamme l’ultimo capitolo del libro (Rer. Ital. p. 503).