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110 | dei fatti de’ langobardi |
tosi dar giuramento che dedicherebbesi allo stato clericale, lo fece ordinar sacerdote. Ed egli, come ebbe preso possesso del regno nella città di Costantinopoli, rifece nel luogo primiero quella veneranda pittura, in cui era raffigurato il santo concilio, e che già da Filippico era stata distrutta. In questo medesimo tempo il fiume Tevere talmente gonfiossi, che uscito dall’alveo recò infiniti disastri alla città di Roma: e nella via Lata crebbe ad un uomo e mezzo1, mentre dalla parte di s. Pietro fino al ponte Milvio le acque dilatandosi si congiungevano.
CAPO XXXVII.
Della nazione degli Angli, di Pipino re de Franchi, delle sue guerre: e come Carlo suo figliuolo ad esso successe.
In questi tempi molti nobili e plebei della nazione degli Angli, uomini e donne, duci e primati, per istinto d’amor divino, ebbero per costume di venire a Roma. E allora pure teneva il principato nel regno de’ Franchi Pipino, uomo di mirabile ardire,
- ↑ L’originale: ad unam et semis staturam.
no la vera lezione essere Nicaeam, accordandosi questa colla storia, la quale attesta, che l’imperatore Anastasio riparossi appunto a Nicea.