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minciarono ad amministrare la potenza del regno, e ad operare secondo il costume dei re, perchè era già per divina volontà stabilito, che il detto regno de’ Franchi alla progenie di costoro passasse in retaggio. Era allora maggiordomo del palazzo reale Arnulfo, personaggio che in appresso divenne chiaro come amato da Dio per la maravigliosa sua santità. Questi, sottraendosi alla gloria del secolo per dedicarsi al servigio di Cristo, divenne illustre nel vescovato, e finalmente scegliendo la vita eremitica, e prestando ogni necessario ufficio ai lebbrosi, visse in perfettissima continenza. I suoi fasti nella chiesa Metense, della quale fu vescovo, sono descritti in un libro, che contiene eziandio la narrazione dei miracoli del medesimo e dell’astinenza della sua vita. Ed io pure, in un libro che scrissi intorno ai vescovi di quella città ad istanza di Angilranno, uomo umanissimo e di mirabile santità, arcivescovo della medesima chiesa, notai alcuni miracoli di questo preclarissimo santo Arnulfo, che ora credo superfluo di qui raccontare.

    domo. In quante cose, mutate soltanto alcune forme, le faccende odierne di parecchi governi non si assomigliano esse alle antiche!