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libro ii. capo xiii. 81

il quale afferma di aver avuto per compagno suo il detto Felice. Nacque dunque Fortunato (di cui parliamo) in un luogo che si chiama Duplavile1 (il qual luogo non è lontano dal castello Cenedese, nè mol-

  1. Questo nome è una prova dell’alterazione che patirono le parole nel corso dell’età barbare, e nel loro passaggio alle lingue moderne. Il detto nome presentemente ritiene appena un debole suono che rammenti l’antica origine. Duplavile ora chiamasi Valdobbiadene. Val fu aggiunto per essere quel paese collocato in una valle a piè de’ monti estremi del Trevigiano, dove la Piave li separa dai Feltrini; ma il nome proprio Dobbiadene è appunto corruzione di Duplavile, che, se non m’inganno, viene da Plavis, e significa di Piave; onde ricorrendo alla radice del nome, Valdobbiadene vorrebbe dire Valle di Piave. Paolo notò giustamente, che sta esso paese a non molta distanza da Ceneda e da Treviso; se non che Ceneda è posta al nord-est, e Trevigi al sud-est di Valdobbiadene. Questa terra antica e gloriosa pei natali di Fortunato, si serbò sempre in onore da quel tempo in appresso. Gli ultimi Governi la stabilirono capo di un Cantone o Distretto che è il più vario ed ameno di quanti se ne possan vedere, comprendendo esso una vasta pianura sparsa di bei villaggi, a cui fanno corona innumerevoli vaghissimi poggi e colli, il bosco del Montello per la lunghezza di otto miglia, e per altrettanto spazio all’estremità del piano la Piave: asilo beato, in un angolo del quale il traduttore di questa storia si compiace di avere la naturale sua patria. Valdobbiadene si distingue per buon numero di comode e civili famiglie, per coltura di società, e per parecchi gentili ingegni giustamente onorati o stimati.