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libro ii. capo ii. 65

sere entrato in Italia avea quivi lasciato per sottometterla interamente. Il qual Buccillino scorrendo e mettendo a sacco quasi tutto il paese, e mandandone in dono le ricche spoglie al suo re Teudeberto, mentre disponeasi a svernare nella Campania, alla fine sconfitto in un aspra battaglia, in un luogo che si chiama Tanneto, rimase morto. Mentre poi Amingo tentava di ajutare Vidino conte dei Goti, che s’era ribellato contro Narsete, ambidue furono vinti da questi. Vidino fatto prigione fu confinato a Costantinopoli, e Amingo fu ammazzato per mano del vincitore. Anche il terzo duce dei Franchi detto Leutario, fratello di Buccillino, mentre carico di grosso bottino sperava di tornare alla pa-

    l’animo. Che se per lui tanto sangue si sparse, fece anco molte cose degne d’imitazione. La libertà renduta onorevolmente alle matrone Romane prese nel castello di Cuma, la pena a cui condannò un soldato delle sue guardie, che avea fatto oltraggio al pudor d’una vergine, son fatti che encomiano la sua continenza e la sua saviezza. Napoli già costretta per fame ad arrendersi, da lui provveduta di vettovaglie e con parsimonia alimentata, affinchè l’ingordigia de’ cibi non nuocesse alla salute degli affamati; gli agricoltori delle campagne rispettati e protetti durante l’assedio di Roma, e la salvezza procacciata ai cittadini al momento dell’occupazione della città, sono esempi degni d’essere emulati da ogni capitano, che aspiri alla fama di vero eroe.