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libro i. capo xxv. | 53 |
tempi nella città di Roma fiorì Cassiodoro, celebre tanto nelle secolari, che nelle divine scienze il quale, fra le altre cose che nobilmente scrisse, sopra tutto interpretò con sommo valore il senso misterioso dei salmi. Questi fu prima console, poi senatore, e finalmente si fece monaco1. Nel medesimo
- ↑ Questo insigne personaggio, che sostenne tanti onori sotto Odoacre e Teodorico, e che seppe instillare stima ed amore per le lettere e per le scienze a quest’ultimo re, che pur non sapea segnare il nome, nel ritirarsi che fece dalla corte ci somministra una prova di più contro l’animo di Giustiniano. Ma gli studj da lui professati nel ritiro monastico sono una consolazione di quei barbari tempi. Il suo libro De septem disciplinis fu quasi il solo testo delle scuole fino ai giorni di Carlo Magno, e finchè Giovanni Scoto Erigenio segnò veramente il primo periodo della filosofia scolastica (Ved. Buhle
to principale della grandezza e dello splendor dell’impero, che vecchio cieco e mendico porge la mano per ricevere dall’altrui pietà un obolo in elemosina, attesta qual fosse il cuore di Giustiniano: un Pontefice venerando esiliato, perchè sosteneva il diritto e l’onor della Chiesa, manifesta una fantasia ingombra della vertigine di quel secolo: il tempio di s. Sofia edificato con tante gabelle dei sudditi palesa un furore di vanità, ancor meglio espresso dal superbo suo detto: O Salomone, ti ho pur superato: per lo che in mezzo all’atrio della sapienza divina fu veduta pompeggiare la statua equestre dell’imperatore mortale. Ciò che avvenne dopo di lui prova, che una mente elevata e una volontà irremovibile, sostenute dalla potenza possono sì ritardare, ma non impedire il corso naturale delle umane vicende.