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22 | dei fatti de’ langobardi |
cendono molti fuochi qua e là per mezzo l’accampamento1: per le quali cose udite e vedute gl’inimici prestano fede al detto, e non osano d’intraprendere la minacciata guerra.
CAPO XII.
Di due fortissimi uomini l’uno de’ Langobardi, e l’altro degli Assipiti.
Nondimeno aveano presso di se un uomo fortissimo, nel cui vigor confidavano di poter fuor di dubbio ottenere quanto voleano: perciò questo solo espongono a combatter per tutti. Onde fanno intendere ai Langobardi che mandino innanzi quell’uno che volesser fra i loro, il quale venisse a duellare con esso; colla condizione, che se il loro guerriero rimanesse vittorioso, i Lango-
- ↑ Anche questo è un altro stratagemma militare che fa onore a cotesti barbari. Uno simile ne fu usato da Belisario (presso Agatia lib. V 9 ). Cesare dal numero de’ fuochi accesi nel campo giudicava del numero degl’inimici: Quae castra ut fumo, atque ignibus significabatur, amplius mille IIX in latitudinem putebant (De bello Gall. lib. II). Vedi anche la nota di Bono Volcazio a questo luogo.