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libro i. capo vii. 17

di numero, siccome quelli che d’un’isola non molto vasta formavano appena la terza parte.


CAPO VIII.

Favola di Vodan, e di Frea.

Narra a questo luogo l’antichità, che essendo andati i Vandali a implorare da Vodan1 la vittoria contro i Vinili, ed avendo quegli risposto, che l’avrebbe concessa a coloro che primi avesse veduto al levar

    nazioni Germaniche erano nutrite da questo affetto, così v’era per loro pericolo di gravissime inimicizie: periculosiores sunt inimicitiae juxta libertatem. (Tac. Ibid. 21.). Oltre a ciò era dell'indole generosa dei Longobardi il mantenersi liberi non colla sommessione, ma coi rischj delle battaglie. Non per obsequium (Langobardi) sed praetiis et periclitando tuli sunt (Tac. ibid.40).

  1. Le divinità mitologiche, non furono in origine che allegorìe delle diverse qualità degli uomini. Nel primo stato, non essendovi in essi che senso e fantasia, non poteano riconoscere nè i buoni nè i cattivi attributi degli oggetti, senza che fossero loro presentati sotto qualche immagine materiale. Tali verità, senza ricorrere agli scrittori stranieri che si fecero belli delle nostre spoglie, noi le troviamo ampiamente dimostrate dagli altissimi ingegni di un Vico (Scienz. Nuov.) e di uno Stellini (De ortu et progress. mor.). Ora venendo alla