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254 | dei fatti de’ langobardi |
sendo venuto a singolar tenzone col calunniatore, lo abbattè al cospetto di tutto il popolo. Onde la regina dopo questo fatto fu restituita alla primiera sua dignità 1.
- ↑ Questo fatto è narrato più diffusamente da Fredegario, e siccome la sua descrizione ha tutto il colore del romanticismo, così per far piacere agli amici di questa scuola, e per rammorbidire l’aridezza della cronaca la darò qui sotto voltata in italiano col seguente titolo:
Novella della regina Gundiberga.
«Era la regina Gundiberga di bellissimo aspetto, cortese con tutti pia devota caritatevole, e di tale egregia bontà, per cui ella si facea universalmente adorare. Ora un certo uomo, di nome Adaulfo, della generazione dei Langobardi, il quale venia frequentemente nell’aula del palazzo per fare la corte al re, una volta introdottosi dalla regina, mentre se ne stava alla sua presenza, Gundiberga essendo di lui come tutti gli altri amorevole, così gli disse: Adaulfo! tu sei veramente bell’uomo! Ed egli ciò udito, tutto pieno di gioja rispose: Se tu degnasti di lodare la bellezza di mia persona,
Langob. cap. 1. 9.). E parlando delle donne accusate di fornicazione: per campionem causa, idest per pugnam, ad Dei Judicium decernatur (ibid. Leg. 198). E poi strano alquanto che Paolo, cattolico e uomo di chiesa, non abbia aggiunto alcun epiteto di disapprovazione nel racconto di questo duello. Nel fatto di Gundeberga si scorge una pittura dell’antica cavalleria, e si vede pure quanto profonde radici avesse quel barbaro costume, che nessuna pena, nessuna legge, nessuna civiltà di secoli non ha ancora potuto distruggere.