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libro iv. capo xlvi. | 249 |
lì tosto, e si mise a parlare con essi nella lor propria lingua 1. Onde avendoli con ciò fatti più lenti alla pugna, egli impetuosamente li assalse, e fattane un’immensa strage in pari tempo vendicò la morte di Ajone e costrinse a fuggire da quel paese tutti i nemici, che vi eran rimasti.
CAPO XLVII.
Delle città prese dal re Rotari.
Intanto il re Rotari prese tutte le città della Tuscia Lunense[A. D. 641.]2 che sono situate sulla spiaggia del mare fino ai confini de’ Franchi. Parimente espugnò e distrusse la città di Opitergio posta fra Forogiulio e Tarvisio. E combattè pure coi Ravennati e co’ Romani al fiume dell’Emilia, che si chiama Scultenna3; nella qual battaglia perirono
- ↑ Radoaldo era nato e allevato nel Forogiulio, i duchi del quale aveano sempre che far cogli Schiavi, come si narra in molti luoghi del nostro autore; onde è naturale che ne conoscesser la lingua.
- ↑ È questa la provincia Lunense del medio evo, di cui parla anco l’anonimo Ravennate, pag. 200., chiamandola provincia maritima Italorum, e dandole l’estensione di tutta la spiaggia Ligustica fino alla Gallia.
- ↑ Oggi detto Panaro, ma nella montagna ritiene ancora lo stesso nome (Murat. Annal. ib. p. 89.).