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dei fatti de’ langobardi |
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sazietà avrebbe potuto invece spegnergli affatto la vita. Così ella convenientemente gli apprestò l’alimento, finchè ristorato potesse ricuperare le sue forze. E poichè lo vide rinforzato a sufficienza da poter rimettersi in viaggio, dategli alcune vettovaglie, gl’insegnò la strada che dovea tenere. Ond’egli dopo alcuni giorni entrato in Italia arrivò alla casa nella quale era nato. Ma questa era cotanto deserta, che non solamente mancavale il tetto, ma era eziandio tutta di rovi e di spine ripiena. E poichè l’ebbe tutte quante tagliate, trovato un grand’orno in mezzo delle stesse pareti, appese a quello la sua faretra. Indi beneficato dai doni de’ suoi parenti ed amici riedificò la casa, e prese anco moglie; ma non potè riavere alcuna delle cose del padre suo; essendo stato escluso da coloro, che con lungo e continuo possesso se le avevano appropriate1. Costui, come ho già detto di sopra, fu mio bisavolo, e generò mio avo Arichi. Arichi
- ↑ Questo diritto pratico di possesso o di prescrizione, fu poi sancito dalle leggi scritte dai Longobardi: Si quis per XXX. annos bona fide possederit casas, familias et terras, et cognitum fuerit, quod ejus possessio fuerit, post XXX. annorum curricula ad pugnam non perveniat, nisi ipse, qui possedit secundum qualitatem pecuniae, cum sacramento suo se defendat (Leg. Grimoald. cap. 1. p. 4.).